I migliori mutui a tasso fisso continuano ad essere stipulati in Italia con TAEG sotto il 2%, anzi persino l’1,5%. Ma i rincari sono in vista, come del resto suggerisce il forte rialzo dell’Eurirs alle varie scadenze negli ultimi mesi. Ad esso si aggancia il mutuo a tasso fisso. Prendiamo il trentennale: a metà settimana stava a 1,35%, in netta crescita da 0,60% di inizio anno. Questo significa che tendenzialmente gli interessi annui da corrispondere alla banca su un prestito legato all’acquisto di un immobile stiano aumentando dello 0,75%.
I rincari per un mutuo a tasso fisso
Chiaramente, il discorso non riguarda chi ha già stipulato un mutuo a tasso fisso. E le banche non stanno correndo ad aggiornare i tassi alla stessa velocità con cui stanno crescendo sul mercato. Tuttavia, questa è la prospettiva a breve. E l’impatto sui bilanci familiari rischia di essere pesante. Per capirlo, vi proponiamo un semplice esempio. Supponiamo di avere preso in prestito 100.000 euro al TAEG di 1,50% per 20 anni. La rata mensile che dovremmo pagare sarebbe di 482,55 euro.
Adesso, alziamo il TAEG di quello 0,75% in più accusato dall’Eurirs a 20 anni da inizio gennaio. Salirebbe così a 2,25%. La rata mensile lieviterebbe a 517,81 euro. Rispetto a prima, peserebbe per 35,26 euro al mese in più. In un anno, l’esborso a carico del mutuatario sarebbe di 423,12 euro in più. Durante i venti anni, l’aggravio totale ammonterebbe a quasi 8.500 euro.
Consumi giù con rialzo tassi BCE
Ma il mutuo a tasso fisso tra alcuni mesi potrebbe rincarare molto più di quanto non abbia già fatto. Nell’autunno del 2018, pur con una BCE anche allora espansiva, l’Eurirs a 20 anni viaggiava intorno a 1,50%. Dieci anni fa, invece, superava anche il 2,6%. Se tornasse a quest’ultimo tasso, l’aggravio mensile per i nuovi mutuatari si aggirerebbe intorno ai 100 euro, quasi 1.200 euro all’anno e oltre 23.000 euro nell’arco dei venti anni.
In definitiva, i rincari in vista per il mutuo a tasso fisso – discorso analogo per i mutui a tasso variabile – sottrarranno ulteriore potere d’acquisto dai bilanci delle famiglie già stremate da due anni di pandemia e alle prese con un’inflazione italiana ai massimi da oltre trenta anni. Il risultato prevedibile sarà la contrazione dei consumi, dato che più spenderemo per comprare casa e meno ci rimarrà dello stipendio per il resto degli acquisti. Solo una drastica risalita dei redditi eviterebbe lo shock. E non è nell’aria.