Perché andare in pensione può diventare una specie di grande incubo sul finire della carriera? La domanda è lecita, anche perché spesso le regole per andare in pensione sono piene di ostacoli che altrettanto spesso costringono un lavoratore a dover rimandare il pensionamento.
Soprattutto quando parliamo di pensioni prima dei 67 anni di età, non è certo facile riuscire a centrare l’obiettivo. Per esempio, a 62 anni, come possono farcela i lavoratori? Ecco come va in pensione chi è nato nel 1963, perché nel 2025 saranno questi soggetti a raggiungere tale età anagrafica.
Ecco come va in pensione chi è nato nel 1963
Andare in pensione a 62 anni, a conti fatti, significa anticipare la quiescenza di 5 anni. Una età che non basta, per esempio, per andare in pensione con l’Ape sociale. E non basta nemmeno per andare in pensione con le anticipate contributive. Per l’Ape, infatti, servono almeno 63,5 anni di età, mentre per le anticipate contributive servono 64 anni.
Esiste oggi una misura che prevede l’uscita a 62 anni e che, pertanto, permetterà ai nati nel 1963 di andare in pensione nel 2025, sempre che rispettino tutti gli altri requisiti previsti. Una misura che è stata confermata per il 2025 si chiama quota 103.
Pertanto, ecco come va in pensione chi è nato nel 1963, sfruttando questa misura o considerando alcune altre alternative che possono essere centrate, anche se non riguardano espressamente chi compie 62 anni di età.
Quota 103 per chi compie 62 anni nel 2025, ecco come funziona
La quota 103 è la misura nata nel 2023 ed è stata confermata per il 2024 con la scorsa Legge di Bilancio, e nel 2025 con quella che ormai è in dirittura di arrivo. La quota 103 permette di lasciare il lavoro a 62 anni di età, ma a condizione che gli interessati abbiano maturato anche almeno 41 anni di contributi previdenziali versati. La misura è a calcolo contributivo della prestazione, il che significa che è necessario accettare un calcolo meno favorevole della pensione.
Questo perché il calcolo retributivo, basato sulle ultime retribuzioni del lavoratore, è migliore del calcolo contributivo, che invece si basa sull’ammontare dei contributi versati. Per chi ha maturato già 18 o più anni di versamenti contributivi al 31 dicembre 1995, c’è il taglio maggiore di pensione, che può superare il 30%.
Questo perché sono soggetti che avrebbero diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, mentre chi ha meno di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995 avrebbe diritto al calcolo retributivo solo fino al 31 dicembre 1995. Ecco come va in pensione chi è nato nel 1963, quindi, con un trattamento penalizzato nella maggior parte dei casi.
Limiti e vincoli, ecco come va in pensione chi è nato nel 1963
Oltretutto, c’è il limite massimo di pensione che un lavoratore può percepire con la quota 103, che prescinde dal calcolo effettivo del suo trattamento. La pensione di quota 103 non può superare 4 volte il valore del trattamento minimo INPS e sarà così fino al raggiungimento dei 67 anni, perché se è vero che il calcolo contributivo resta a vita a carico del pensionato, è altrettanto vero che il vincolo delle 4 volte il trattamento minimo è a termine.
Infine, chi va in pensione con la quota 103 a 62 anni di età non potrà, fino ai 67 anni, lavorare, nel senso che non potrà arrotondare ciò che percepisce di pensione con un reddito da lavoro, sia dipendente che autonomo. Unica possibile eccezione: il lavoro autonomo occasionale, sempre che non superi i 5.000 euro di reddito annuo.
Le vie alternative che ci sono per uscire a 62 anni di età
Alternative per chi compie 62 anni nel 2025 ce ne sono rispetto alla quota 103. Il cui meccanismo, prima spiegato, rischia di spingere molti a lasciare stare. C’è, per esempio, la pensione anticipata ordinaria, che non prevede limiti anagrafici. Chi raggiunge, se uomo, i 42,10 anni di versamenti, o se donna, i 41,10 anni di contributi, può andare in pensione a prescindere dall’età.
Perché chi va in pensione anticipata ordinaria può svolgere ancora attività lavorativa, non ha vincoli di importo della pensione. E, soprattutto, riceve un calcolo della pensione con il sistema misto e quindi senza tagli. La pensione liquidata è quella effettivamente spettante, lo stesso che accade a chi può sfruttare la quota 41 per i precoci. La misura, infatti, prevede, come per la quota 103, 41 anni di versamenti. Ma senza limiti di età e senza nessun taglio o vincolo.
La quota 41 precoci conviene come le pensioni anticipate anche per le finestre
La quota 41 per i precoci non è però una misura che si può sfruttare sempre. E non parliamo solo del fatto che almeno 12 mesi di contributi devono risultare versati prima dei 19 anni di età. Parliamo del fatto che bisogna rientrare in determinate categorie, che sono:
- I caregivers che da 6 mesi convivono con il parente stretto disabile grave a cui prestano assistenza.
- I disoccupati che da tre mesi hanno terminato di percepire la loro Naspi dopo aver perso involontariamente il lavoro.
- Gli invalidi al 74% almeno.
- Chi da 7 degli ultimi 10 anni o da 6 degli ultimi 7 anni svolge un lavoro gravoso o usurante.
Quindi, ecco come va in pensione chi è nato nel 1963 con la quota 41 precoci, ma non tutti possono farcela.
Va detto anche che, sia per le pensioni anticipate ordinarie che per questa quota 41 precoci, bisogna aspettare 3 mesi per la decorrenza del primo rateo di pensione. Per la quota 103, invece, bisogna aspettare 7 mesi se l’interessato è un lavoratore del settore privato. E ben 9 mesi se è un lavoratore del settore pubblico.