L’estate nera della Grecia
5) 30 giugno: tiene banco la Grecia. Le tensioni con i creditori pubblici (UE, BCE e FMI) sono fortissime. Alla fine di giugno, la Grecia vede spirare il secondo piano di assistenza finanziaria, senza averne sottoscritto un terzo e mostrandosi indisponibile ad accettare le condizioni richieste dagli altri membri dell’Eurozona per un nuovo salvataggio. Tre giorni prima, Tsipras aveva rifiutato l’ultima offerta dei creditori europei e annunciato l’indizione di un referendum per il 5 luglio successivo, con il quale i greci avrebbero espresso la loro opinione sul piano offerto dalla Troika.
Inoltre, vengono introdotti controlli sui capitali, bloccando i depositi dei risparmiatori ellenici e limitando a 60 euro al giorno i prelievi con il bancomat, in modo da arrestare o almeno frenare la fuga dei capitali, che dal novembre del 2014 aveva ridotto di 40 miliardi il valore dei conti accesi presso le banche del paese. La Borsa di Atene resta chiusa per 5 settimane. Intanto, alla mezzanotte tra il 30 giugno e l’1 luglio, scadono formalmente i termini per pagare una rata all’FMI. Il mondo ha gli occhi puntati su Atene. E’ la prima volta che si realizza un
default verso l’istituto di Washington, anche se nella terminologia ufficiale, questi si limita a certificare un “arretrato di pagamento”.