Lo scossone dalla Cina e la svolta USA
8) 11 agosto: la People’s Bank of China (PBoC) svaluta lo yuan del 2%, la misura più drastica a Pechino dal 1994. Il mondo guarda con apprensione, perché se da un lato l’intervento è finalizzato a ricondurre la valuta ai suoi fondamentali, in modo da poterla inserire tra le riserve dell’FMI, dall’altro si teme che ciò sia anche frutto del vistoso rallentamento dell’economia cinese e che possa scatenare una “guerra valutaria” devastante nel pianeta.
La PBoC svaluta lo yuan anche nelle 2 successive sedute per un complessivo 4,4%. 9) 24 agosto: crollano le borse mondiali. In scia al -8,5% accusato dalla Borsa di Shanghai, anche le altre piazze finanziarie del pianeta cadono. In Europa, i crolli sono compresi tra il 4% e il 5%, mentre il prezzo del petrolio scende ai minimi dal 2009. L’evento è generato dallo
scoppio della bolla finanziaria cinese: in meno di 2 mesi e mezzo, Shanghai ha bruciato il 40% e 4 mila miliardi di capitalizzazione. 10) 16 dicembre: dopo mesi di attesa, la Federal Reserve annuncia uno
storico aumento dei tassi USA dello 0,25% al range di 0,25-0,50%. Si tratta della prima stretta monetaria dal 29 giugno del 2006, che pone fine all’era dei tassi zero, iniziata 7 anni prima, anche se l’istituto conferma di restare accomodante anche per il prossimo futuro. La mossa era stata anticipata dai mercati, i quali hanno reagito piuttosto bene.