Ecco i due BTp contro l’inflazione in asta questa settimana

Il Tesoro offre in asta due BTp contro l'inflazione durante la settimana. Vediamo le caratteristiche di questi asset da tenere sott'occhio
3 anni fa
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BTp 1 febbraio 2035, risultati emissione del Tesoro
BTp 1 febbraio 2035, risultati emissione del Tesoro © Licenza Creative Commons

Mercoledì 26 gennaio, il Tesoro offre in asta tre titoli di stato per un controvalore minimo complessivo di 4 miliardi e uno massimo di 4,75 miliardi di euro. La parte del leone la farà il BTp ‘short term’ con scadenza 29 novembre 2023 e zero coupon con 3-3,75 miliardi. Gli altri due bond sono BTp€i, ossia BTp con cedole e capitale legati al tasso d’inflazione dell’Eurozona per un importo tra 750 milioni e 1 miliardo.

Il primo è il BTp€i 15 maggio 2026 e cedola reale 0,65% (ISIN: IT0005415416).

Oggi, la sua quotazione sul mercato secondario è di 108, corrispondente a un rendimento lordo del -1,12%. Poiché il rendimento offerto dal BTp ordinario di pari durata è dello 0,38%, il differenziale dell’1,50% ci segnalerebbe il tasso medio d’inflazione atteso per l’Eurozona nei prossimi 4 anni e rotti.

BTp in asta contro l’inflazione, i segnali

Il secondo è il BTp€i 15 settembre 2041 e cedola reale 2,55% (ISIN: IT0004545890). Nel caso specifico, si tratta della 36-esima emissione, essendo un titolo sbarcato sul mercato nel lontano 2009 e che, quindi, debuttò con durata residua superiore ai 30 anni. La sua quotazione odierna risulta sopra 150, pari a un rendimento lordo dello 0,57%, che si confronta con l’1,81% del bond ordinario di simile durata. In altre parole, esiste un differenziale di quasi l’1,25% tra i due titoli, per cui il mercato si aspetterebbe una bassa inflazione anche nel lungo termine per l’Eurozona.

Il segnale che ci arriva da questi titoli appare, tutto sommato, confortante. Malgrado il boom dell’inflazione nell’area ai massimi da decenni, gli obbligazionisti non stanno scontando alcuna reflazione duratura. Considerato che il target ufficiale della BCE sia del 2%, la crescita media annuale dei prezzi al consumo nell’Eurozona risulterebbe di gran lunga inferiore da qui a quasi 20 anni. Anche sulla scorta di tali dati, Francoforte non sta affrettandosi ad alzare i tassi d’interesse.

Non teme che le aspettative d’inflazione si stiano disancorando, in quanto il mercato lancia messaggi in senso opposto. Almeno per il momento.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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