L’inflazione nell’Eurozona è risalita al 2,2% a luglio dall’1,9% di giugno. Il dato in sé non provoca alcuno scossone, ma la divergenza tra le varie economie dell’area continua a crescere. E inevitabili sono le ricadute sui rendimenti reali delle obbligazioni di stato. In Italia, l’inflazione è salita dall’1,3% all’1,8%. Il BTp a 10 anni continua ad attestarsi allo 0,62%. Alla luce di questi dati, il rendimento decennale reale dei nostri bond risulta sceso a circa -1,20%.
In poche parole, se investiamo in un BTp a 10 anni e immaginando un’inflazione costante all’1,8% fino alla scadenza, il capitale reale nel 2031 sarebbe del 12% più basso.
Rendimenti reali negativi e spread divaricanti
Non va molto meglio con i Bonos della Spagna: rendimento allo 0,27% e inflazione al 2,9%. Rendimento reale al -2,63%. Alla scadenza avremo perso oltre un quarto del capitale. Per fortuna (si fa per dire) c’è ancora la Grecia con il suo bond decennale a offrire il -0,4% reale: inflazione all’1% e rendimento nominale allo 0,60%. La perdita qui alla scadenza si ridurrebbe al 4% del capitale investito.
Ragionando in termini relativi, troviamo che lo spread reale tra BTp e Bund a 10 anni sarebbe adesso di oltre 300 punti base. Lo spread tra Bonos e Bund si attesterebbe sopra 160 punti e quello tra BTp e Bonos in area 145 punti. Sono numeri che vanno a discapito dell’Italia, perché segnalano quanto il mercato pretenda di più dai nostri titoli del debito rispetto ai titoli concorrenti, una volta tenuto conto dei diversi tassi d’inflazione nazionali. I livelli di rendimento tedeschi, tuttavia, appaiono obiettivamente insostenibili.