Il Tesoro ha raccolto tutti i 9 miliardi di euro preventivati al massimo della forchetta per l’asta odierna dei titoli di stato a medio-lunga scadenza. Cinque sono state le tranche emesse e relative a bond già tutti in circolazione. La scadenza più corta è stata quella del 15 settembre 2026 con cedola 3,85% (ISIN: IT0005556011). Richieste per 4,62 miliardi, 1,54 volte l’importo offerto dei 3 miliardi. Prezzo esitato di 100,35 per un rendimento lordo alla scadenza del 3,75%, in calo dal 3,93% di ottobre.
Due bond a 7 anni
A seguire c’erano due scadenze nel 2030.
Rendimenti BTp generosi per scadenze lunghe
E veniamo alle due scadenze più lunghe. Il BTp 1 marzo 2038 con cedola 3,25% (ISIN: IT0005496770) è stato offerto per 1,5 miliardi contro ordini per 2,18 miliardi e un rapporto di 1,45. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 84,24 centesimi e il rendimento del 4,84%. Infine, il bond più longevo di quest’asta è stato il BTp 1 ottobre 2053 con cedola 4,50% (ISIN: IT0005534141). La tranche è stata di 1 miliardo e le offerte pervenute di 1,78 miliardi, cioè di 1,78 volte superiori. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 92,51 centesimi e il rendimento del 5,05%. All’asta di ottobre si era attestato al 4,883%.
BTp 2053 vanta cedola generosa
C’è da dire, però, che dai minimi di ottobre, quando la quotazione era scesa fin sotto 87,50 centesimi, il BTp 2053 ha registrato un rimbalzo massimo del 7,5% e nel frattempo il rendimento si è contratto dello 0,35% o 35 punti base. Ancora oggi, comunque, il nuovo trentennale offre un rendimento elevato e l’aspetto positivo è che per il 96% esso deriva dalla cedola periodicamente staccata e solo per il 4% dalla plusvalenza alla scadenza data dall’acquisto del bond sotto la pari.