Martedì, Banco BPM ha emesso obbligazioni “senior non preferred” per 750 milioni di euro, registrando ordini per 2,2 miliardi, tre volte superiori. Il bond con scadenza 18 febbraio 2025 e cedola 1,625% ha esitato un prezzo di 99,87, offrendo così un rendimento lordo dell’1,65%, 193 punti base sopra il tasso “midswap” corrispondente, meno dei +200 attesi dalla “guidance”. Si tratta di un’emissione “junk”, visto che si attende che riceva il rating “B1” di Moody’s e “Bbh” di Dbrs. Lo stesso istituto gode di valutazioni basse: “Ba2” e “BBB-low” rispettivamente.
In cosa consiste il bond emesso? La definizione di “senior non preferred” fu introdotta da un emendamento della Commissione europea del 2017 alla direttiva sul “bail-in” (Brrd). Esso si pone in una posizione intermedia tra le obbligazioni bancarie senior e quelle “junior” o subordinate. Nel caso di insolvenza, infatti, godrebbe di un grado di priorità più basso rispetto alle obbligazioni senior propriamente dette, ma più alto rispetto alle subordinate Tier I e Tier II.
In un certo senso, si tratta di un cuscinetto di capitale che la banca può utilizzare per incrementare i suoi requisiti patrimoniali. Affinché un bond SNP possa essere emesso, risulta necessario che: esso abbia una scadenza superiore all’anno, non abbia una struttura derivata, la tipologia venga specificata nei prospetti informativi, non sia acquistato da un’entità dello stesso gruppo bancario, non vengano fissate condizioni incentivanti per i casi di rimborso anticipato e un’eventuale inadempienza non consenta al titolare di riscuotere più celermente il capitale, se non nei casi di insolvenza o liquidazione. Queste le condizioni principali annesse.
Banco BPM: solidità patrimoniale ben al di sopra dei requisiti BCE
Migliorano i conti di Banco BPM
Gli ordini sono arrivati da 210 investitori istituzionali prevalentemente esteri, di cui il 74,4% asset manager, il 13% banche, il 6% hedge funds e il 4,3% compagnie assicurative e fondi pensione.
E nel 2019, Banco BPM è tornato all’utile e al dividendo, segnando un risultato netto di 797 milioni, che si confronta con un rosso di 59,43 milioni nel 2018, quest’ultimo determinato da svalutazioni di crediti per 1,94 miliardi. Per questo, la banca ha proposto la distribuzione di un dividendo di 0,08 euro per azione, pari a un totale di 121,21 milioni di euro, il 15% dell’utile complessivo. Le azioni in borsa hanno guadagnato quest’anno poco meno del 6%, portando la capitalizzazione a 3,29 miliardi.