Il Consiglio di Amministrazione di Monte Paschi di Siena (MPS) ha ritirato all’unanimità le deleghe all’ormai ex amministratore delegato Guido Bastianini, nominando al suo posto Luigi Lovaglio, ex Creval. Finisce così dopo neppure due anni l’avventura del manager nominato dall’allora governo “giallo-rosso” e considerato vicino al Movimento 5 Stelle, non a caso il partito che in Parlamento più ne difende l’operato. In effetti, i conti presentati nella giornata di ieri appaiono molto positivi: dopo 13 esercizi in rosso, MPS ha chiuso il 2021 con un utile netto di 309,5 milioni di euro.
Il fatto è che il diavolo si nasconde nei dettagli. Anzitutto, la raccolta tra i clienti risulta crollata di quasi 12 miliardi. I depositi sono scesi dai 91,5 miliardi di fine 2020 ai 79,9 del 31 dicembre scorso. La fiducia dei clienti verso la banca è di molto diminuita, anziché stabilizzarsi o risalire. Al termine del 2021, poi, MPS aveva crediti deteriorati per 4,1 miliardi di euro, in lieve calo dai 4,3 miliardi di settembre e coperti al 47,9%. Senonché il problema riguarderebbe i crediti oggetto di moratoria con la pandemia. Erano 15,5 miliardi al 30 giugno 2020 e, stando ai dati pubblicati ieri, risultavano scesi a soli 0,3 miliardi allo scorso 31 dicembre. Di questi, solamente l’1,1% segnala ritardi nei pagamenti.
Tuttavia, c’è stata solamente una copertura marginale di questi crediti potenzialmente a rischio, anche perché riguardano esposizioni verso piccole imprese ed esercizi commerciali, molti dei quali al Sud e in forte sofferenza con la pandemia. In altri termini, l’utile nel 2021 sarebbe stato conseguito a discapito di accantonamenti congrui per coprire le probabili future inadempienze dei clienti.
Il tema dei crediti MPS a rischio
Fonti interne alla banca ci spiegano che Unicredit avrebbe rotto le trattative proprio per tale ragione.
Il Tesoro stesso ha giudicato negativamente l’operato di Bastianini, rimpiazzandolo ieri con Lovaglio. Adesso, però, il timore è che l’aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro non si riveli affatto sufficiente. Il fabbisogno reale ammonterebbe a circa il triplo, praticamente quanto richiesto in autunno da Orcel per procedere all’integrazione con MPS. Da cosa deriverebbe, allora, il calcolo dei 2,5 miliardi effettuato provvisoriamente dal Tesoro? Pro-quota, parteciperebbe all’aumento per 1,6 miliardi, detenendo poco più del 64% capitale. Questa è la somma avanzata dagli aiuti stanziati nel 2020 alle banche per fronteggiare il Covid. Dunque, non metterebbe mano al portafogli con nuove risorse.
Tuttavia, dicevamo che serviranno sui 7-8 miliardi di ricapitalizzazione, per cui il governo dovrebbe metterne quasi 5. E il resto? Teoricamente, il mercato dovrebbe fare la sua parte, ma che riesca a coprire i restanti 2-3 miliardi di differenza sarebbe al momento proibitivo solo pensarlo. Il deterioramento dei crediti oggetto di moratoria al 2021 salterebbe fuori progressivamente con la pubblicazione delle trimestrali già nel corso di quest’anno.