Ecco perché con le auto elettriche rischiamo di pagare un’altra tassa allo stato

L'Unione Europea punta a vietare la vendita di auto con motore a combustione dal 2035. Per i contribuenti potrebbe non essere un buon affare.
3 anni fa
1 minuto di lettura
auto elettriche

La Commissione europea ha proposta il divieto di vendita di auto con motore a combustione a partire dal 2035. Da quell’anno, nei 27 stati dell’Unione Europea dovrebbero essere vendute solamente auto elettriche. Da qui ad arrivare a una legge vincolante ce ne corre. Bisogna, anzitutto, giungere a un accordo tra i governi. E allo stato attuale, è tutt’altro che scontato. Paesi produttori di auto come Germania, Francia e Italia non hanno molto interesse ad accelerare la transizione energetica su questo mercato.

Dopodiché, servirà trovare un’intesa anche all’Europarlamento. E neppure qui c’è unanimità di vedute sul tema.

Ad ogni modo, l’indicazione che sembra arrivare da Bruxelles è chiara: le auto elettriche sono il futuro. Ad oggi, rappresentano solo una quota minoritaria del mercato: il 6,6% delle vendite nel primo trimestre 2021 e circa l’1% dell’intero parco macchine del continente. Ma siamo sicuri che questo passaggio sarebbe un buon affare per gli stati?

Il gettito fiscale perduto con le auto elettriche

Lo scorso anno, le accise sui carburanti in Italia hanno fruttato un gettito di 20,5 miliardi di euro, 4,5 miliardi in meno dell’anno precedente. Dunque, in un anno ordinario come il 2019, le accise rendono sui 25 miliardi. A questa somma si aggiunge l’IVA gravante sulle stesse accise, che potremmo stimare in altri 5 miliardi. Arriviamo a un totale di 30 miliardi. Oggi come oggi, sono oltre un punto e mezzo di PIL. Cosa accadrebbe ai conti pubblici, qualora questo gettito andasse interamente perduto con il passaggio alle auto elettriche?

Gli automobilisti risparmierebbero un bel gruzzolo, ma in qualità di contribuenti sarebbero chiamati a pagare in altro modo. Da un lato, l’aumento dei consumi elettrici per ricaricare le batterie dei veicoli genererebbe un maggiore gettito IVA, ma che sostanzialmente compenserebbe l’IVA perduta sulla quota relativa al carburante. Restano sempre quei 30 miliardi da recuperare.

Verosimile che lo stato si trovi costretto ad aumentare qualche altra imposta. Chissà che non imporrebbe un balzello ad hoc sulle colonnine di ricarica. Il rischio maggiore sarebbe che ci trovassimo tutti costretti a pagare qualche imposta che prescinderebbe dal possesso e dall’uso di un mezzo.

Non si tratterà di un passaggio brusco, bensì molto graduale. Man mano che le auto elettriche vedranno salire la quota di mercato, il gettito delle accise e dell’IVA su di esse si contrarrà. Anche dopo il 2035, restando in circolazione verosimilmente moltissimi veicoli a combustione, ammesso che il divieto di vendita entrasse in vigore, il relativo gettito non risulterebbe ancora azzerato. Ad ogni modo, i governi si starebbero preparando a rimediare al contraccolpo.

[email protected] 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

sul tema ECONOMIA

IRAP, chi paga al 15 settembre 2021: forfettari esclusi
Articolo precedente

IRAP, chi paga al 15 settembre 2021: forfettari esclusi

Articolo seguente

Permessi 104, validi anche nel mese di ferie?