Ecco perché i paesi “frugali” hanno paura dell’Italia

Il debito pubblico italiano allarma il resto d'Europa e non solo per le sue dimensioni ormai da tempo fuori controllo. Ecco un paio di dati che aggravano il problema.
4 anni fa
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Li chiamano “Frugal Four”, anche se nel frattempo il loro numero è salito a cinque con l’aggiungersi della Finlandia. Sono un nutrito gruppo di paesi europei, tutti del centro e del nord dell’Europa, apertamente ostili a sostenere i governi del sud nella lotta alla crisi scatenata dalla pandemia. “Taccagni”, “egoisti”, “sovranisti”, “insensibili”, “ottusi”? Gli aggettivi negativi sulla stampa italiana si sprecano, ma se cercassimo di vedere le cose dal loro punto di vista, forse cambieremmo almeno disco.

Il timore degli olandesi, condiviso da austriaci, danesi e svedesi, anzitutto, consiste nella prospettiva di “gettare” soldi in un pozzo senza fondo, che risponde al nome di Italia.

Il nostro debito pubblico si attestava al 135% del pil prima del Covid-19, valendo circa 2.410 miliardi di euro alla fine del 2019. Alla fine di quest’anno, probabilmente esploderà tra il 160% e il 170%. Quel che è peggio, la bassa crescita economica degli ultimi decenni non lascia intravedere un’evoluzione positiva, al netto della crisi in corso.

Modello Olanda per attirare i capitali esteri e frenare i deflussi dall’Italia?

I tartassati lavoratori italiani

E a pagare il debito pubblico, rendendolo percepito sostenibile, sono i lavoratori dipendenti e autonomi, tramite il versamento delle imposte. Tralasciando il fatto che i dipendenti pubblici di per sé vengano mantenuti dal settore privato, c’è un numero che dovrebbe allarmarci: nel febbraio scorso, prima del Covid, il rapporto tra occupati e popolazione residente in Italia si attestava al 38,6%, il più basso tra quasi tutte le economie occidentali. Nel grafico di sotto, potete notare come per il resto si spazi da circa il 42-43% di Francia, Spagna e Austria fino a quasi il 54% della Germania.

Lavorando in pochi, in pochi rendono possibile la restituzione del debito alle scadenze fissate. E il debito pubblico per occupato nel nostro Paese risulta elevatissimo, pari a 103.400 euro a fine 2019.

L’unico altro stato comunitario che si avvicina a noi è la Francia con 93.500 euro, mentre la Spagna si ferma a 66.900 euro di debito per occupato e in Germania si crolla a 50.800 euro. Ancora meglio fanno Olanda (48.500), Danimarca (41.250) e Svezia (27.250), mentre l’Austria con 87.200 euro si situa nelle vicinanze della Francia.

Queste cifre in valore assoluto non tengono conto del diverso pil pro-capite tra gli stati. Ad esempio, il debito pubblico per occupato in Italia vale 3,49 volte il pil pro-capite, mentre in Svezia si scende ad appena 0,59. Questo significa che un lavoratore italiano dovrebbe teoricamente privarsi di 3 anni e mezzo del proprio reddito per azzerare il debito pubblico, mentre a un collega svedese basterebbero 7 mesi. Ed ecco che rispetto a uno scandinavo avremmo 3 anni in più di sacrifici da compiere.

Debito pubblico, ecco perché i grossi sacrifici degli italiani non si vedono

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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