Ecco perché in alcune Regioni i tagli sulle pensioni potrebbero essere più pesanti

Nel 2025, i tagli alle pensioni rischiano di colpire di più i pensionati di alcune regioni aggravando una situazione economica già difficile
2 mesi fa
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L’ipotesi di tagli alle pensioni non è nuova, ma la prospettiva di nuove riduzioni continua a creare incertezza, specialmente per coloro che contano su un reddito fisso per affrontare le spese quotidiane, spesso aggravate dall’aumento e dall’aumento dei costi di vita .

Il Governo italiano sta valutando, anche per il 2025, una serie di misure che potrebbero comportare un ulteriore sacrificio per chi riceve pensioni superiori a un certo livello, in particolare quelle superiori a quattro volte il trattamento minimo, una cifra che si aggira intorno ai 1.650 euro netti al mese.

Questa fascia di pensionati è già stata oggetto di interventi negli anni precedenti, ma i tagli prospettati per il 2025 rischiano di essere un ulteriore colpo per chi ha lavorato per decenni e ora si trova di fronte alla possibilità di un ridimensionamento del proprio reddito.

Taglio pensioni: impatto regionale

Negli ultimi anni, il biennio 2023-2024 ha visto l’adozione di politiche che hanno congelato la rivalutazione delle pensioni per molti pensionati. Il timore è che tali politiche vengano riproposte anche nel 2025, peggiorando ulteriormente la situazione di chi riceve pensioni medio-alte. Questi tagli rappresentano una misura che, da un lato, permetterà allo Stato di risparmiare miliardi di euro, ma dall’altro potrebbe avere un impatto devastante su migliaia di cittadini.

Tra le aree che potrebbero essere maggiormente colpite da questi provvedimenti, spicca il Friuli Venezia Giulia. L’ultimo report del Dipartimento Previdenziale della CGIL indica che oltre 57 mila pensionati della regione subiranno un congelamento della rivalutazione delle pensioni in linea con l’inflazione, se il governo deciderà di mantenere inalterato il meccanismo già applicato negli ultimi anni. La sospensione di tale rivalutazione rappresenterà un risparmio significativo per lo Stato, che nella sola regione Friuli Venezia Giulia potrebbe risparmiare circa 60 milioni di euro nel 2025.

Questa situazione preoccupa particolarmente le associazioni sindacali locali, che hanno espresso più volte la loro preoccupazione riguardo all’impatto sociale di tali misure.

La fascia di pensionati colpiti da questi tagli, infatti, è composta prevalentemente da persone anziane che spesso devono affrontare spese mediche e sanitarie crescenti. Con l’acquisto in continuo aumento, il potere d’acquisto di questi pensionati rischia di essere seriamente compromesso.

La posizione dei sindacati

Su questo taglio pensioni con minori aumenti per il 2025, Renato Bressan, segretario generale dello Spi Cgil del Friuli Venezia Giulia, ha evidenziato come questi tagli incideranno soprattutto su pensionati che, pur avendo un reddito superiore alla media nazionale, devono far fronte a spese mensili significative, spesso legati alla salute. L’età avanzata porta infatti con sé un aumento delle necessità di assistenza medica, e ridurre ulteriormente il reddito di queste persone potrebbe avere conseguenze preoccupanti.

Bressan ha sottolineato che molte delle persone colpite da questi provvedimenti percepiscono pensioni che, pur non essendo tra le più basse, non permettono comunque di vivere in maniera agiata, soprattutto in regioni come il Friuli Venezia Giulia, dove l’invecchiamento della popolazione è particolarmente accentuato . L’impatto di questi tagli, secondo il sindacato, rischia di essere più grave di quanto previsto, creando difficoltà per una fascia di popolazione che già si trova in una situazione vulnerabile.

Le ragioni economiche dietro il taglio pensioni

Dal punto di vista delle finanze pubbliche, i tagli alle pensioni rappresentano una misura per ridurre il debito pubblico e contenere la spesa. Il sistema pensionistico italiano, infatti, ha dovuto affrontare una pressione crescente negli ultimi anni, dovuto anche all’aumento dell’aspettativa di vita e all’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, queste scelte di politica economica rischiano di avere ripercussioni dirette su chi ha già completato il proprio ciclo lavorativo e ora si ritrova a dipendere interamente da un reddito fisso.

Il risparmio previsto a livello nazionale potrebbe aggirarsi intorno a un miliardo di euro, ma ciò non allevia le preoccupazioni di coloro che vedranno diminuire il proprio potere d’acquisto.

Queste misure, benché giustificate dalle esigenze di bilancio, non sembrano tener conto delle difficoltà economiche che molti pensionati stanno già affrontando, specialmente in un contesto di elevata contrazione che erode progressivamente i risparmi e il reddito disponibile.

Le conseguenze per i pensionati

Per i pensionati, soprattutto per quelli che si trovano nella fascia di reddito medio-alta, i tagli prospettati rappresentano una sfida importante. Oltre alla riduzione del reddito mensile, il mancato adeguamento delle pensioni all’acquisto comporta una perdita progressiva del potere d’acquisto, con il rischio che, a lungo termine, le pensioni non siano più sufficienti a coprire le spese essenziali.

Molti pensionati si trovano a dover affrontare non solo le spese quotidiane, ma anche costi aggiuntivi legati alla salute, all’assistenza e alla cura personale. Un pensionato di 80 anni, per esempio, con una pensione di 1.700 euro mensili, potrebbe vedere il proprio reddito ridotto proprio nel momento in cui le sue esigenze di cura aumentano. Questa situazione potrebbe portare molti pensionati a doversi rivolgere ad altre forme di assistenza, come aiuti familiari o sostegni da parte di enti pubblici, aggravando ulteriormente la situazione sociale.

Taglio pensioni: una riflessione necessaria

Alla luce di queste prospettive, è evidente che è necessaria una riflessione più ampia sulle politiche pensionistiche. Il dibattito non può limitarsi a questioni di bilancio, ma deve prendere in considerazione l’impatto reale che tali tagli pensioni avranno sulla vita quotidiana di migliaia di pensionati. Se da un lato è vero che il sistema previdenziale necessita di riforme per garantirne la sostenibilità, dall’altro è fondamentale che queste riforme non vadano a penalizzare ulteriormente una fascia di popolazione già esposta a molteplici difficoltà.

I tagli previsti potrebbero alleviare la pressione sul bilancio dello Stato, ma al contempo rischiano di creare nuovi problemi per i pensionati, in particolare quelli che si trovano in regioni con un’alta concentrazione di persone anziane e con maggiori necessità di sostegno economico.

Riassumendo

  • Il 2025 potrebbe portare tagli alle pensioni, creando preoccupazione tra lavoratori e pensionati.
  • Le pensioni superiori a 1.650 euro rischiano riduzioni, con effetti sui pensionati medio-alti.
  • Il Friuli Venezia Giulia sarà tra le regioni più colpite dal congelamento delle rivalutazioni.
  • Sindacati denunciano l’impatto negativo su pensionati con spese mediche e sanitarie crescenti.
  • I tagli puntano a ridurre la spesa pubblica, risparmiando circa un miliardo a livello nazionale.
  • Le riduzioni comprometteranno il potere d’acquisto dei pensionati, aggravando le difficoltà economiche.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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