Molte famiglie italiane e molti contribuenti, in questi giorni, stanno provvedendo ad espletare uno dei principali adempimenti a cui sono chiamati da sempre: il rinnovo dell’ISEE. Presso i CAF, infatti, c’è la fila di persone che si presentano per rinnovare l’Indicatore della situazione economica equivalente del 2025, dal momento che quello dello scorso anno è scaduto il 31 dicembre scorso.
L’ISEE, come tutti sanno, serve per l’accesso a numerose prestazioni assistenziali, bonus e agevolazioni. Tra queste, un ruolo di primo piano spetta anche all’Assegno unico sui figli a carico sotto i 21 anni di età, al Supporto formazione e lavoro e all’Assegno di inclusione.
Ecco quando il semplice rinnovo dell’ISEE non basta per Assegno di Inclusione e altre misure
Da un anno all’altro, molte cose possono cambiare in una famiglia: dalla composizione del nucleo familiare ai redditi che i componenti possiedono, fino ai patrimoni a loro intestati. Con la variazione di questi dati, cambia anche il valore dell’indicatore. Poiché le misure citate in precedenza sono collegate a un valore ISEE che non deve superare una determinata soglia, se l’ISEE risulta troppo alto rispetto alle reali condizioni economiche e patrimoniali della famiglia, c’è il rischio concreto di perdere il diritto a tali agevolazioni e sussidi.
Ecco perché è di fondamentale importanza sapere che esistono versioni dell’ISEE che, più di altre, producono vantaggi sotto questo punto di vista. Da qui l’attenzione a capire quando il semplice rinnovo dell’ISEE non basta, proprio a causa di questo grave pericolo.
L’ISEE ordinario, con ogni rinnovo, fa riferimento come sempre ai due anni precedenti. Significa che, se nella versione 2024 appena scaduta l’ISEE guardava ai redditi e ai patrimoni del 2022, quello del 2025 prende in considerazione il 2023.
ISEE corrente dopo il rinnovo, altrimenti puoi dire addio a diverse prestazioni e diversi bonus
Perché si rende necessario l’ISEE corrente al posto di quello ordinario? La verità è che l’ISEE corrente è collegato allo stato economico-patrimoniale più recente di un nucleo familiare. Bisogna quindi fare molta attenzione. Per esempio, l’Assegno di inclusione e il Supporto formazione al lavoro sono misure collegate all’ISEE e ne variano di importo in base al suo valore.
Se l’ISEE ordinario, che fa riferimento a redditi e patrimoni del 2023, è troppo elevato, le prestazioni possono ridursi di importo o, addirittura, possono cessare qualora si superino le soglie ISEE previste. Lo stesso discorso vale per l’Assegno unico sui figli, il cui importo varia in base all’ISEE.
Ecco quando si rende necessario sostituire subito l’ISEE ordinario con quello corrente e quando non si può fare
Aggiornare tutto all’ISEE corrente può essere una soluzione ottimale per abbassare il valore dell’indicatore, ed è una soluzione legittima e perfettamente legale. Bisogna però ricordare che, fino ad aprile, si possono considerare solo le variazioni reddituali sopraggiunte dopo il 2023 per giustificare la richiesta di ISEE corrente. Le variazioni patrimoniali saranno invece ammissibili solo a partire da aprile.
Pertanto, è possibile ricorrere all’ISEE corrente se nel 2023 si avevano redditi che oggi non si percepiscono più. Mentre non si può ancora fare nulla se si avevano patrimoni (ad esempio, soldi in banca) che ora non sono più disponibili. In questo secondo caso, si dovrà attendere aprile per poter utilizzare l’ISEE corrente.
Ricordiamo, infine, che rinnovando subito l’ISEE corrente, conviene segnare sul calendario il mese di giugno 2025. Se l’ISEE ordinario vale 12 mesi (o meglio, fino a fine anno), l’ISEE corrente ha invece una validità di 6 mesi. Alla scadenza, l’interessato deve ripresentare la DSU per richiederlo di nuovo. In caso contrario, tornerebbe valido l’ISEE ordinario, con tutte le conseguenze che abbiamo visto. In questa prospettiva, si parla quindi di un vero e proprio rinnovo dell’ISEE corrente.