Ormai la legge di Bilancio è nata e, per le pensioni nel 2025, si può fare il punto della situazione. Cosa c’è per i lavoratori? Cosa potranno sfruttare nel 2025 per andare finalmente in pensione? Ecco un quadro dettagliato della situazione, misura per misura, e come funzioneranno i pensionamenti nel 2025.
Ecco tutte le pensioni del 2025, la guida definitiva dopo la legge di Bilancio
Quando si parla di pensioni non si può che iniziare dalle pensioni di vecchiaia ordinarie. Si tratta della misura principale del sistema pensionistico italiano, perché prevede il raggiungimento della giusta età pensionabile.
Queste regole generali, cioè la combinazione 67 + 20, però, necessitano di un requisito in più per alcuni soggetti. Infatti, per chi ha iniziato a versare contributi a qualsiasi titolo solo dopo il 31 dicembre 1995, il trattamento non deve essere inferiore all’importo dell’assegno sociale, che nel 2025 dovrebbe arrivare a circa 538 euro al mese.
Le novità 2025 sulle pensioni di vecchiaia non mancano
Anche se parliamo di una misura ordinaria, nel 2025 le novità per le pensioni di vecchiaia non mancano. Infatti, per le lavoratrici c’è la novità di 4 mesi di sconto in più per i figli avuti.
Per le pensioni di vecchiaia delle lavoratrici madri in regime contributivo, ogni figlio può garantire un taglio di 4 mesi sull’età pensionabile. Ma, se fino a oggi questo taglio poteva arrivare a un massimo di 12 mesi per chi aveva avuto 3 o più figli, nel 2025 il taglio potrà arrivare fino a 16 mesi per chi ha avuto 4 o più figli.
Le pensioni per chi non ha contributi prima del 1996
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, c’è una possibilità in più per andare in pensione.
Per questa misura servono 64 anni di età e 20 anni di contributi. Con un trattamento, alla data di liquidazione, non inferiore a 3 volte l’assegno sociale. La pensione anticipata contributiva può essere pari anche a 2,8 volte l’assegno sociale per le donne che hanno avuto solo un figlio. Oppure a 2,6 volte per chi ha avuto più figli.
Tra le novità introdotte nel 2025 per questa prestazione c’è la possibilità di considerare i fondi pensione complementari, utilizzando la loro rendita per centrare l’importo esatto della pensione (che sia 3, 2,8 o 2,6 volte l’assegno sociale). Per sfruttare questo binario, però, non bastano 20 anni di versamenti, ma ne servono almeno 25.
Donne in pensione prima, oppure pensione di vecchiaia anticipata per gli invalidi
I vantaggi per le donne sono notevoli. E le due misure appena citate, ovvero quella a 71 anni di età e quella a 64 anni, consentono lo stesso genere di sconto sulle età minime da raggiungere, come detto in precedenza per le pensioni di vecchiaia. Ovvero uno sconto di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di 16 mesi per chi ha avuto più di 3 figli.
Se parliamo di pensioni già con 20 anni di contributi, è doveroso menzionare una misura che permette di uscire già a 56 anni di età con la cosiddetta invalidità pensionabile. Anche nel 2025, a partire dai 56 anni di età e con 20 anni di contributi per le donne, o a partire dai 61 anni di età e sempre con 20 anni di contributi per gli uomini, chi ha un’invalidità pensionabile di almeno l’80% può sfruttare questa soluzione.
Invalidità pensionabile significa riduzione della capacità lavorativa, ma in riferimento specifico al lavoro che l’interessato ha svolto. Non si tratta, quindi, di invalidità civile o di una riduzione generica della capacità lavorativa.
Ecco come lasciare il lavoro nel 2025 con alcune misure molto favorevoli
Nel 2025, in alternativa alle pensioni di vecchiaia ordinarie, ci sarà ancora la quota 103. Una misura che permette a chi ha raggiunto almeno 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi di andare in pensione, prendendo un trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo, e che non può superare in nessun caso 4 volte il trattamento minimo INPS.
La pensione di quota 103, con 41 anni di versamenti, è una valida alternativa anche rispetto alla pensione anticipata ordinaria, che nel 2025 si percepirà con 42 anni e 10 mesi di contributi se l’interessato è un uomo, o 41 anni e 10 mesi di contributi se si tratta di una donna. Con 41 anni di versamenti, però, non ci sarà solo la quota 103, ma anche la quota 41 per i lavoratori precoci.
Come per le anticipate ordinarie, la misura non ha limiti di età, ma prevede che almeno un anno di questi 41 anni di contributi sia stato versato prima dei 19 anni di età. La quota 41 per i precoci è destinata solo agli addetti ai lavori gravosi, agli invalidi, ai caregiver oppure ai disoccupati.
Caregiver, invalidi, disoccupati e lavori gravosi, ecco come anticipare la pensione nel 2025
Le stesse 4 categorie possono avere accesso nel 2025 all’Ape sociale, misura utilizzabile a partire dai 63 anni e 5 mesi di età, con 30 anni di contributi per invalidi, caregiver e disoccupati, e con 36 anni di contributi per i lavori gravosi.
Sia per la quota 41 sia per l’Ape sociale, chi è addetto a un lavoro gravoso deve averlo svolto per almeno 7 degli ultimi 10 anni di attività. O per almeno 6 degli ultimi 7 anni. Chi è disabile, invece, deve aver ottenuto almeno il 74% di invalidità civile dalla commissione medica INPS/ASL. Chi ha un invalido da assistere (cioè il caregiver) deve risultare convivente con il parente disabile da almeno 6 mesi.
Per i disoccupati, infine, è necessario che l’ultima Naspi sia stata percepita da almeno 3 mesi prima di presentare la domanda di pensione con quota 41 per i precoci. Mentre per l’Ape sociale la domanda può partire anche dal mese successivo a quello dell’ultimo mese di Naspi percepito.
uscite agevolate, ma le categorie di appartenenza devono essere precise
Con la quota 41 potranno uscire anche gli addetti ai lavori usuranti, gli addetti alla linea di catena, gli autisti di mezzi di trasporto pubblico e i lavoratori notturni. In pratica, le stesse categorie che, sempre nel 2025, potranno ancora sfruttare lo scivolo usuranti. Misura che permette di andare in pensione con la quota 97,6, ma a partire da almeno 61 anni e 7 mesi di età e con almeno 35 anni di contributi.
Tornando ai vantaggi per le donne sui pensionamenti anticipati, c’è anche da parlare di Opzione donna, un’altra misura ai nastri di partenza del 2025.
Per opzione donna 2025 serviranno almeno 59, 60 o 61 anni di età e 35 anni di contributi versati. Purché età e contributi siano stati completati entro la fine del 2024.
Licenziate oppure lavoratrici coinvolte in grandi aziende che hanno avviato progetti di risoluzione della crisi presso il Ministero. Queste potranno andare in quiescenza anche nel 2025 a 59 anni di età.
Per le invalide e le caregiver, che sono le altre categorie di opzione donna, l’età è fissata a 61 anni. Solo se hanno avuto almeno due figli potranno uscire anch’esse a 59 anni di età. Invece, con un solo figlio, l’uscita scatta a 60 anni.