Avete presente la storia del bicchiere, che a seconda dell’umore di chi lo osserva può apparire mezzo vuoto o mezzo pieno? Sembrerebbe che noi europei siamo inguaribili ottimisti, essendo contenti che la Banca Centrale Europea (BCE) continui a tagliare i tassi di interesse. Ieri, lo ha fatto per la quarta volta. Da giugno li ha ridotti dell’1%. Pagheremo mutui e prestiti meno cari, ma è come se guardassimo tutti il dito e non la luna. A leggere il comunicato del board, infatti, scopriremmo che l’economia europea non se la passi affatto bene.
Divario con USA si allarga
Le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso lungo il triennio 2024-2026. A settembre, Francoforte stimava un Pil nell’Area Euro in rialzo dello 0,8% per quest’anno, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026. Adesso, punta rispettivamente a +0,8%, +1,1% e +1,4%. In pratica, se la Germania è il malato d’Europa, l’Europa è il malato del mondo. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, la Federal Reserve potrà permettersi dopo dicembre di sospendere l’allentamento monetario, perché l’economia americana va bene. Crescerà del 2,6% quest’anno e forse rallenterà all’1,7% il prossimo. Ma è probabile che qualche ulteriore guizzo lo abbia a seguito della svolta di politica economica con l’amministrazione Trump, che s’insedierà a gennaio.
Ci sta girando male, direte. Il guaio è che ci gira male da fin troppi anni. Se le previsioni di crescita fossero confermate in entrambe le sponde dell’Atlantico, al 2025 l’economia europea (Eurozona) sarà cresciuta solamente del 5,1% dal 2019, cioè dall’anno immediatamente precedente alla pandemia. Nel frattempo, l’economia americana avrà segnato un +14,2%. Un abisso. E le cose si mettono ancora peggio se il confronto avviene con il 2008, l’anno della crisi dei mutui subprime.
Economia americana si conferma vitale
Paradossale, se si pensa che nel 2008 dessimo sostanzialmente per morta l’economia americana come l’avevamo conosciuta nei decenni rampanti della globalizzazione. Invece, si è saputa riprendere in fretta ed è stata capace di cancellare quasi subito l’ignominia di quella crisi, mentre l’economia europea si lacerava e ancora oggi si lacera in un dibattito al suo interno che sa di orchestra che se la canta e se la suona sul Titanic che affonda.
Da anni non facciamo che prevedere l’ingresso dell’economia americana nella recessione e la rivitalizzazione dell’economia europea, magari a seguito di questo o quel piano calato da Bruxelles. E, invece, accade puntualmente l’esatto contrario. D’altra parte sarebbe sufficiente dare uno sguardo al cambio euro-dollaro per capire che triste fine abbia fatto il nostro continente. Prima della crisi del 2008 era salito a 1,60, mentre oggi viaggia verso la parità e due anni fa era sprofondato ben al di sotto di essa, tornando ai minimi dal 2002. Moneta debole specchio di un’economia debole, non fatevi traviare da mille altri discorsi.
Economia europea ostaggio dei tecnocrati
Il Vecchio Continente è caduto preda dei tecnocrati, ormai incapace di fare politica. Passa il tempo a stilare agende, a commissionare rapporti e a tenere inutili riunioni senza dibattito reale sul proprio futuro. Ma il mondo corre e noi restiamo fermi. L’economia europea perde vigore e ormai il Pil pro-capite in Germania è sceso sotto il 65% degli Stati Uniti. Era sopra il 93% nel 1990, l’anno della riunificazione. Numeri impietosi e che non guardano in faccia nessuno. L’inversione di rotta non è neanche in programma.