L’inflazione in Italia è legata al petrolio
Restiamo, quindi, indietro rispetto al resto dell’Eurozona anche sul fronte dell’inflazione, segno dei bassi consumi interni e dell’elevata disoccupazione. In effetti, Bankitalia prevede una decelerazione della crescita dei consumi delle famiglie dal +1,3% di quest’anno al +1% del 2017. L’unico dato realmente positivo sarebbero le esportazioni, in accelerazione attesa dal +1,7% al +3,7%, anche se le stesse importazioni dovrebbero aumentare dal +2,6% al +4,5%.
Il ritorno dell’inflazione, per quanto contenuta, non sarebbe legato alle dinamiche della nostra economia, quanto alla ripresa delle quotazioni delle materie prime, petrolio in testa.
Fa sperare solo il ciclone Trump
Bnp Paribas è molto più pessimista sul futuro a breve dell’economia italiana, prevedendo una crescita del pil nel 2017 di appena lo 0,4% e giustificando la sua stima con i bassi consumi interni, i guai delle nostre banche e il rallentamento sia dei salari che della creazione di nuovi occupati.
A dirla tutta, l’outlook sulla nostra economia non sembra pessimo per i prossimi mesi, ma solo ed esclusivamente per effetto del ciclone Trump, che avendo sparigliato le carte in poche settimane, sta portando una ventata di ottimismo sui mercati per le promesse sulla sua politica economica negli USA, basata su ingenti tagli alle tasse e 500-1.000 miliardi di dollari in 4 anni di investimenti in infrastrutture. D’altronde, l’ultima volta che l’Italia vide una crescita significativa fu ai tempi della presidenza Reagan, quando l’America scommesse su basse tasse e spese militari. (Leggi anche: Come Trump ha cambiato le prospettive economiche per il 2017)