La produzione industriale a giugno è salita dell’1% rispetto a maggio e del 13,9% su base annua. Secondo l’ISTAT, si è già riportata sopra i livelli pre-Covid, segnando +0,3% su febbraio 2020. A questo punto, serve una scossa del settore terziario (servizi) per far tornare l’economia italiana più in fretta possibile ai livelli del 2019. Solo così, potremo dire che le perdite provocate dalla pandemia siano state cancellate.
Banca d’Italia ha rivisto al rialzo il PIL per il 2021 a +5,1%. Entro la seconda metà del 2022, l’economia italiana avrà superato del tutto la crisi, stando a Palazzo Koch.
Se tutto andrà come stiamo immaginando, per l’Italia sarà un bel traguardo. Azzerare le perdite in un paio di anni può anche risultare in linea con il trend globale, ma per la nostra economia non sarebbe affatto scontato. La triste lezione del decennio scorso ce lo insegna. Tuttavia, non può bastare. A fine 2019, poco prima che la pandemia travolgesse il mondo, il PIL italiano valeva in termini reali circa il 4% in meno del lontano 2007, ultimo anno prima della crisi finanziaria mondiale.
Economia italiana alla prova del post-Covid
Superare la crisi per l’economia italiana non può limitarsi a significare cancellare le perdite del Covid, bensì anche recuperare quelle accusate con la precedente doppia recessione del 2008-2009 e del 2011-2014. Poiché dopo queste due fasi siamo tornati a crescere al ritmo medio annuo di appena lo 0,8%, ci servirebbero altri 5 anni per riacciuffare i livelli del 2007. Non è ammissibile. L’Italia dovrà come minimo raddoppiare i ritmi di crescita. A questo dovrà servirci il Recovery Fund con le annesse riforme giustamente chieste dalla Commissione europea.
Che l’economia italiana non possa semplicemente tornare a prima del Covid, lo dimostrano anche i pessimi dati sull’occupazione, tra le più basse di tutto il mondo avanzato. Mancano all’appello 4 milioni di posti di lavoro per essere in linea con la media OCSE ed europea. E il lavoro lo creano le imprese producendo beni e servizi, cioè creando PIL. Solo così potremo credibilmente risanare i conti pubblici e rimettere il debito su una traiettoria discendente e sostenibile. Stiamo andando nella direzione giusta. Finalmente, possiamo dirlo. Ma non culliamoci. Dobbiamo anche essere in grado di marciare veloci. E chissà che i successi plurimi ottenuti nell’atletica leggera alle Olimpiadi di Tokyo non siano un buon presagio.