Rischio recessione
Letto tra le righe, Confindustria sta segnalando il rischio di uno scivolamento dell’economia italiana verso la recessione. Questa interpretazione emerge anche dalle ultime anticipazioni dell’Istat, secondo cui non sarebbero in atto segnali positivi per i prossimi trimestri, dopo che la crescita nel secondo di quest’anno è stata nulla.
Con una crescita economica quasi spenta e la necessità di reperire quasi 17 miliardi per ottemperare agli impegni assunti in sede europea, possiamo permetterci una manovra finanziaria di stampo pre-elettorale, come da impostazione del governo, che tra aumenti delle pensioni, flessibilità in uscita dal lavoro e taglio dell’IRES, avrebbe così bisogno di una legge di stabilità sui 20 miliardi? (Leggi anche: L’Italia punta sugli anziani).
Altro che flessibilità, ci sarà austerità dopo il referendum
Il rischio reale sta nel trovarsi dinnanzi a una sorpresa amara dopo il referendum costituzionale, comunque vada a finire. Se vince il “no”, un eventuale nuovo governo troverebbe più facile cambiare impostazione e varare una manovra restrittiva, dovendosi disinnescare clausole di salvaguardia per 15,5 miliardi, altrimenti scatterebbero aumenti automatici dell’IVA.
Se a vincere fosse il “sì”, lo stesso premier Matteo Renzi potrebbe approfittare dei dati definitivi sul pil nel terzo trimestre, dunque del quadro molto più chiaro sulla piega che starebbe prendendo la nostra economia, per sterzare con misure di tamponamento dei conti pubblici, dando per scontato che la UE gli andrebbe incontro con nuova flessibilità. Comunque sia, le cose non si metterebbero bene per il bilancio pubblico e in arrivo potrebbe rendersi necessaria una nuova ondata di austerità.