Hanno fatto scalpore ultimamente le parole di Giuseppe Vegas, presidente della Consob, il quale ha detto chiaramente che, presto, dovremo dire addio alle banche tradizionali perché il ‘prestito tra privati’ (P2P Lending) sarà il futuro nei rapporti (sempre difficili) tra chi chiede denaro e chi è disposto a prestarlo. Si tratta di un fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio in tutto il mondo e che in Italia è ancora molto arretrato. Per dare qualche numero, le stime parlano di un giro da 115 miliardi di dollari in Cina e di 50 miliardi negli USA.

Nel Regno Unito si parla di 10 miliardi, mentre in Europa soltanto in Francia e in Germania c’è una piccola quota di 400 milioni di euro. Ma di cosa si tratta, perché si risparmia e perché le banche tradizionali si metteranno di traverso.

A proposito di banche tradizionali, ecco alcuni numeri: Scandalo banche in Italia, dati UILCA: perdite record nel 2016, ma stipendi banchieri salgono.

Cos’è il prestito tra privati (P2P Lending)?

Il ‘prestito tra privati’ rappresenta il futuro, nonché una duplice scommessa, sia per chi decide di finanziare un progetto (prestare denaro), sia per chi richiede finanziamenti. I vantaggi sono evidenti per entrambi i contraenti. Il meccanismo di funzionamento può essere riassunto in pochi punti:

  • chi riceve il prestito paga quote di interessi più convenienti rispetto a quelli proposti dalle banche tradizionali – il motivo è l’abbattimento dei costi di intermediazione, in quanto il rapporto è diretto e le aziende ‘intermediarie’ posseggono un alto livello di automazione
  • ogni richiedente riceve un ‘rating’, una sorta di valutazione dell’affidabilità (il meccanismo passa sempre mediante le centrali del rischio) – ovviamente, se il livello di affidabilità è basso, i tassi sono più alti per compensare il rischio
  • il capitale viene prestato anche da un numero elevato di soggetti, il tasso è fisso ed è dato dalla media ponderata dei tassi differenti richiesti dai diversi soggetti
  • colui che riceve il prestito lo restituisce con rate mensili, l’azienda intermediaria poi redistribuisce tra i differenti prestatori a seconda delle quote – qualora vi siano morosità, si attivano i classici programmi di recupero credito
  • i prestatori partecipano mettendo anch’essi in offerta il denaro, ma a partire dalla seguente modalità: una sorta di asta a ribasso con competizione tra coloro che vogliono offrire denaro o partendo dal tasso fisso stabilito dalla società intermediaria – una soluzione ottimale per il prestatore è diversificare l’investimento su più progetti e richiedenti
  • il contratto dal punto di vista legale: il prestatore e il beneficiario firmano un contratto a distanza con l’azienda che gestisce i ‘prestiti tra privati’ mediante il quale il richiedente si dichiara debitore nei confronti dei prestatori, i quali vengono identificati mediante l’utilizzazione di nickname – semplificando al massimo, non vi sarà mai rapporto diretto e solo l’azienda può conoscere le identità degli uni e degli altri