E dopo Fitch è arrivata S&P a declassare il rating sul debito sovrano della Francia di un “gradino”. Il suo giudizio scende da AA ad AA-, pur restando il quarto più alto della propria scala. Secondo l’agenzia, il rapporto tra debito e Pil salirà dal 109% del 2023 al 112,1% nel 2027. Il deficit fiscale è atteso più alto lungo il quadriennio considerato, attestandosi al 3,5% nel 2027. L’obiettivo ufficiale del governo di Parigi è di portarlo per quell’anno entro i limiti del 3% fissati dal Patto di stabilità.

Colpo a Macron prima delle elezioni europee

Secondo Citi, presto arriverebbe il declassamento ad opera anche di Moody’s. Essa continua ad assegnare alla Francia il rating più alto tra le principali agenzie internazionali: Aa2, il terzo gradino più alto della propria scala. Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha rassicurato circa il fatto che i bond francesi riscontrino una “domanda facile” sui mercati. Nei fatti, gli spread con la Germania si sono persino ristretti in questi ultimi mesi. Ha sottolineato anche che il suo Paese detiene i giudizi “tra i migliori al mondo”.

Il 2027 coincide anche con l’ultimo anno di presidenza Macron. L’attuale inquilino dell’Eliseo non potrà ricandidarsi per un terzo mandato. Ad aprile era stata Fitch a declassare il rating della Francia ad AA-. E questo sta avvenendo a ridosso delle elezioni europee, le quali segneranno per Macron una debacle in termini di consensi. Per i sondaggi, infatti, la sua formazione La République En Marche sarà stracciata dal Rassemblement National di Marine Le Pen.

Conti pubblici in affanno

Nel 2023 la Francia ha registrato un calo inatteso delle entrate di 21 miliardi. La spesa per interessi, che nel 2020 si attestava a 29 miliardi, salirà quest’anno a 50 miliardi e nel 2027 è attesa a 80 miliardi. Macron da anni promette il taglio del debito, ma non indica mai dove intenda tagliare l’altissima spesa pubblica.

Sinora la sua strategia ha consistito nel ridurre la pressione fiscale a carico, soprattutto delle imprese, in modo da rilanciare la crescita economica. Tuttavia, l’abbassamento delle tasse non risulta coperto adeguatamente sul piano finanziario. I numeri svelano che non starebbe funzionando.

Il peggio che possa capitare alla Francia, sarebbe di essere associata all’Italia sul piano dell’affidabilità creditizia. I BTp hanno rating BBB/Baa3, vale a dire da 4 a 6 gradini sotto i livelli transalpini. C’è una questione che non viene mai dibattuta a sufficienza. La Francia ha partite correnti cronicamente in passivo. Significa che le sue esportazioni di merci, servizi e capitali sono insufficienti a coprire le importazioni. Contrariamente all’Italia, che vanta surplus stabili. Dunque, l’economia francese è meno competitiva di quella italiana sui mercati internazionali. Non è un fatto positivo per il debito e, quindi, nemmeno per il rating della Francia in prospettiva.

Rating Francia sempre più giù

Il declassamento di venerdì sera non avrà un impatto immediato sui titoli del debito francesi. Tuttavia, li sta già avendo sul piano politico. Le opposizioni ne approfittano per denunciare la scarsa credibilità delle politiche di bilancio di Macron. Più in generale, però, il punto è che l’Eliseo non può più immaginare di essere accostato alla solida Germania. Dovrà mettere mano ai conti pubblici con dosi di austerità fiscale superiori alle previsioni per non indisporre i mercati. E questo nel tempo rischia di compromettere la crescita. Finora l’Italia è stata l’unica grande economia ad avere gareggiato con la palla al piede del debito, dovendo stringere la cinghia per tenere a bada la speculazione. La Francia non è (per sua fortuna) arrivata a questo punto, ma vantava ancora il rating tripla A a fine 2011. Da allora ha fatto solo passi indietro.

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