Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno depositato lo scorso 29 maggio la sentenza n.15340 con cui nei fatti “salvano” i mutui stipulati con la tecnica dell’ammortamento alla francese. Il caso era sorto dopo che una signora si era rivolta al Tribunale di Salerno per chiedere l’annullamento del contratto siglato con la Banca Nazionale del Lavoro. A suo dire, non le era stato specificato il metodo seguito per il pagamento delle rate e che esso avrebbe comportato un maggiore esborso per effetto dell’interesse composto (interessi che producono altri interessi).

Il giudice aveva rilevato diverse interpretazioni sul punto nell’ordinanza di rinvio.

Salvi i mutui bancari

Tuttavia, la Cassazione ha sostenuto che la banca ha adempiuto agli obblighi informativi nel momento in cui ha reso noto alla cliente le somme che avrebbe dovuto versare e la redazione di un chiaro piano con l’indicazione della composizione delle rate. Inoltre, ha spiegato che non costituisce causa di nullità parziale del contratto la fissazione delle rate in regime di capitalizzazione composta e con la tecnica standardizzata dell’ammortamento alla francese.

Il giudice di Salerno aveva anche chiesto lumi circa la possibilità che l’utilizzo di tale tecnica comporti costi nascosti e non rivelati dal TAN e dal TAEG. Anche in questo caso, però, la Cassazione ha eccepito che il maggiore costo degli interessi non deriva da un fenomeno di moltiplicazione in senso tecnico e non incide su TAN e TAEG segnalati alla clientela.

Rate costanti, quote capitale crescenti

Preso atto della sentenza, cosa intendiamo per ammortamento alla francese. Si tratta di una tecnica di restituzione di un debito, che nel nostro Paese è diventata la norma per i contratti bancari (e non solo). Essa consiste nel pagare rate costanti, costituite da quote di capitale crescenti e quote di interessi decrescenti.

Sulle prime rate gli interessi hanno un elevato grado di incidenza, sulle ultime hanno un’incidenza molto bassa. Infatti, all’inizio gli interessi insistono su un capitale da rimborsare ancora altissimo, alla fine su un capitale residuo quasi nullo.

E’ per questa ragione, ad esempio, che quando si contrae un mutuo a tasso variabile, l’eventuale aumento o abbassamento dei tassi di mercato inciderà molto agli inizi dell’ammortamento e poco nella fase avanzata. Ha scarso senso, in generale, optare per la surroga di un mutuo quando già sono passati tanti anni dall’inizio dei pagamenti. I risparmi potenziali sarebbero, in effetti, contenuti.

Differenze tra ammortamento alla francese e all’italiana

L’ammortamento alla francese non è l’unica tecnica esistente. Esiste anche il cosiddetto ammortamento all’italiana. Esso consiste in quote di capitale costanti e quote di interessi decrescenti. Capite bene che, in questo caso, le rate non hanno tutte lo stesso importo, ma si riducono nel tempo. In un certo senso, l’ammortamento all’italiana si rivela più conveniente. Poiché il capitale inizialmente rimborsato è più alto rispetto al caso dell’ammortamento alla francese, gli interessi da pagare nel complesso risultano più bassi. Infatti, il rimborso del capitale avviene in tempi più celeri.

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