Secondo i sondaggi, il candidato da battere sarebbe Javier Milei, a capo di La Libertad Avanza, formazione “anarco-capitalista” di destra che sta sparigliando le carte della politica nazionale. Al voto va un’Argentina stremata da un’inflazione a tre cifre e un tasso di povertà dilagante. A settembre, i prezzi al consumo sono cresciuti del 138% su base annua. Secondo JP Morgan, esploderà al 210% entro dicembre. E il cambio non fa che collassare al mercato nero, dove per un dollaro servono 900 pesos.

Nelle scorse settimane, sono arrivati a servire più di 1.000 pesos. Secondo il cambio ufficiale, il tasso sarebbe di 350:1.

Argentina al voto: Milei in vantaggio nei sondaggi

Milei se la vedrà con Patricia Bullrich del centro-destra e anch’ella all’opposizione del governo peronista. Esso a questo giro sarà rappresentato da Sergio Massa, ministro dell’Economia. Dopo oltre quaranta anni, i peronisti hanno perso la maggioranza al Congresso alle elezioni dello scorso anno. Rischiano di restare esclusi anche dal ballottaggio, molto probabile per via della legge elettorale. Per evitare il secondo turno a dicembre, il candidato più votato dovrà ottenere almeno il 45% dei consensi o il 40% con un distacco minimo di dieci punti dal secondo arrivato. Per i sondaggi, Milei e Bullrich sarebbero intorno al 30% e Massa qualche punto indietro.

Povertà e crisi fiscale

Dicevamo, Argentina al voto in una condizione di stremo. Circa quattro persone su dieci risultano vivere ormai sotto la soglia di povertà. La banca centrale non possiede sufficienti riserve valutarie per ripagare i debiti, tra cui 44 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale, e consentire al paese di importare beni dall’estero. Il colpo di grazia lo ha dato la siccità, che ha quasi dimezzato il valore delle esportazioni di soia.

L’economia quest’anno dovrebbe contrarsi di quasi il 3%. Il PIL pro-capite in dollari risulta agli stessi livelli del 2015.

Se si facesse riferimento più opportunamente al cambio di mercato e non a quello ufficiale, scopriremmo che attualmente gli argentini hanno lo stesso tenore di vita di oltre quindici anni fa. E’ chiaro che il voto in Argentina di oggi sarà in gran parte anti-sistema. La popolazione è stanca di promesse non mantenute di assistere a un tracollo delle proprie condizioni di vita. I peronisti hanno cercato fino all’ultimo di comprare il consenso dei cittadini a colpi di sussidi e spesa pubblica in deficit, aggravando le problematiche fiscali e anche di natura monetaria.

Voto Argentina avrà effetti sulla geopolitica

La vittoria dell’uno o dell’altro candidato avrà ripercussioni anche geopolitiche e in una congiuntura internazionale, peraltro, assai delicata. Il governo peronista ha da poco chiesto e ottenuto l’ingresso nei Brics, l’organizzazione guidata da Cina e Russia e dal chiaro stampo anti-occidentale. Milei e Bullrich vogliono spostare l’asse a favore delle relazioni con l’Occidente. Il programma di Milei risulta ben più radicale. Egli propone di abbandonare il peso per adottare il dollaro americano. Al contempo, intende abolire la banca centrale per evitare che continui a stampare moneta sempre più carta straccia.

Rischio iperinflazione

La dollarizzazione dell’Argentina è assai temuta tra gli economisti. Da un lato, consentirebbe all’economia di abbattere l’inflazione, dall’altro essa rischia di perdere competitività e di azzerare i tassi di crescita. Nel breve, i rischi maggiori riguardano la possibilità che si stia generando una spirale che porti dritti all’iperinflazione. Il cambio non fa che indebolirsi e i prezzi salgono. La fiducia nei pesos non esiste più e chi ha risparmi, punta a metterli in salvo convertendoli in dollari. C’è attesa per il voto di oggi, perché se Milei dovesse arrivare primo, la sensazione generale è che i pesos saranno rimpiazzati dal dollaro.

E ciò potrebbe accelerare l’indebolimento del cambio fino ad un collasso definitivo e all’arrivo dell’iperinflazione.

[email protected]