Il 2023 sarà ricordato come un anno estremamente favorevole per i Bitcoin dopo il tonfo accusato nel 2022. La “criptovaluta” più popolare al mondo segna un rimbalzo del 160% e si aggira nelle ultime sedute di dicembre in area 43.000 dollari. Resta lontano dal record degli oltre 69.000 dollari toccati nel novembre del 2021. Ad ogni modo, c’è ottimismo attorno a questo asset, nell’attesa che la Securities and Exchange Commission dia il via libera a gennaio al primo Etf sui Bitcoin negli Stati Uniti. E a capitalizzare dal trend favorevole ci sono anche le azioni Microstrategy, la società tech fondata da Michael Saylor, attuale CEO operativo e fino allo scorso anno amministratore delegato.

Saylor vince la scommessa, azioni Microstrategy a +360%

Il titolo è esploso nel 2023 di oltre il 360%, passando da 145 a più di 670 dollari nella seduta di questo mercoledì. Nello stesso periodo, l’indice tecnologico al Nasdaq segna una crescita molto più contenuta del 68%. Da cosa dipende il boom per le azioni Microstrategy? Nell’agosto del 2020, Saylor annunciò di avere acquistato tramite la società da lui guidata alcuni Bitcoin. Sarebbe stato l’inizio di una strategia d’investimento che ha già nei fatti stravolto il “core” business aziendale.

Attesa per Etf e halving nel 2024

Ad oggi, Microstrategy risulta avere inserito in portafoglio 189.150 Bitcoin al prezzo medio di carico di 31.168 dollari e per un esborso complessivo pari a 5,9 miliardi. Dall’annuncio ad oggi, la capitalizzazione in borsa è lievitata di circa 7,50 miliardi a 9,17 miliardi. A conti fatti, ci sarebbero ancora margini di ulteriore crescita, indipendentemente dal prosieguo del rally dei Bitcoin. In effetti, il portafoglio “crypto” vale oggi ai prezzi di mercato qualcosa come 8 miliardi, un po’ di più della crescita in borsa registrata dal titolo.

E’ evidente che le azioni Microstrategy siano ormai diventate una proxy per gli investimenti in Bitcoin. Gli ultimi acquisti sono avvenuti nei giorni scorsi e hanno riguardato 14.620 unità al prezzo medio di 42.110 dollari.

Saylor è uno strenuo sostenitore delle monete digitali e ad oggi sembra avere vinto la scommessa. E il 2024 potrebbe regalargli nuove soddisfazioni in borsa nel caso in cui Bitcoin vivesse un ennesimo rally tra via libera all’Etf e halving.

Possibile nuovo boom azioni Microstrategy

I cosiddetti “miner” ricevono una data quantità di Bitcoin quando riescono a risolvere complessi calcoli matematici per “estrarre” un nuovo blocco di criptovaluta. Ogni quattro anni, tale premio viene dimezzato. Ciò implica che la quantità di Bitcoin in circolazione rallenta il ritmo di crescita e si nota che, in coincidenza con ogni “halving”, le quotazioni tendono ad impennarsi nel giro di pochi mesi. L’ultima volta che accadde fu nel 2020: in un anno e mezzo, il prezzo esplose da circa 8.000 a 69.000 dollari. La volta prima passò da 650 a quasi 20.000 dollari sempre in poco più di diciotto mesi.

Il prossimo obiettivo a cui si guarda è adesso quello dei 100.000 dollari, anche in virtù di condizioni monetarie attese più espansive dopo la stretta globale sui tassi di interesse nell’ultimo anno e mezzo. Considerate che le azioni Microstrategy reagirebbero di conseguenza. A portafoglio di Bitcoin invariato, il valore degli asset salirebbe di altri 10 miliardi. Si tratterebbe di più che raddoppiare il prezzo del titolo in borsa. Ovviamente, sono solo previsioni, per alcuni eccessivamente ottimistiche e per altri persino caute.

Bitcoin risposta a sfiducia verso banche centrali

La verità è che Bitcoin nacque all’indomani della grande crisi finanziaria mondiale, quando le banche centrali iniettarono maxi-dosi di liquidità sui mercati e si attirarono la sfiducia di molti investitori circa la capacità di mantenere la stabilità dei prezzi. L’enorme massa di denaro a disposizione favorì gli investimenti in questo nuovo asset, che non a caso hanno ripiegato quando i tassi di interesse globali sono risaliti ai massimi da inizio millennio.

A porre possibilmente un freno al rally, pur temporaneo, sarebbe l’annuncio della ex piattaforma nipponica Mt Gox che provvederà a pagare in parte alcuni creditori per i Bitcoin loro sottratti dagli hacker quasi una decina di anni fa. Essa gestiva oltre i due terzi delle transazioni mondiali fino al 2014, quando fu costretta alla chiusura da un maxi-furto informatico. I pagamenti, pur parziali, si rendono possibili grazie alle operazioni di recupero effettuate negli anni. Essi incrementeranno la disponibilità di Bitcoin, per cui l’offerta globale risulterà maggiore nei prossimi mesi, pur gradualmente.

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