Si chiama Jean-Luc Mélenchon, classe 1951, nato a Tangeri (Marocco) da una famiglia di “pieds noirs”, l’appellativo con cui erano noti i figli dei francesi partoriti nel Nord Africa. Una lunga carriera nel Partito Socialista e protégé dell’allora presidente François Mitterand, da ieri è il vincitore delle elezioni legislative in Francia, a capo di quella France Insoumise (Francia Indomita) fondata negli anni passati per lanciare la propria candidatura per l’Eliseo. Visione e programma radicali, con lui dovranno fare i conti gli stessi alleati della gauche, i quali in piena campagna elettorale lo hanno più volte invitato ad abbassare i toni per non spaventare l’elettorato moderato.

Mélenchon reclama guida del governo

Perché Mélenchon è tutto, fuorché un uomo moderato. Ha conservato le sue inclinazioni trotzkiste della gioventù e quando i primi exit poll indicavano che il Nuovo Fronte Popolare fosse in vantaggio, ha subito rivendicato la guida del governo. Per fortuna di chi non la pensa come lui, però, non avrà i seggi a sufficienza per diventare premier. Ma cosa propone di così radicale il politico pro-Hamas, accusato di flirtare con l’antisemitismo?

Salario minimo, pensioni e tetto ai prezzi

Il programma economico di Mélenchon farebbe impallidire qualsiasi partito di sinistra in Europa. Egli propugna, ad esempio, di aumentare il salario minimo a 1.400 euro al mese, nonché di imporre un tetto ai prezzi dei beni di prima necessità, tra cui carburante ed energia. Un litro di benzina, promette, non dovrà costare più di 1,40 euro. E si propone di smantellare la riforma delle pensioni del presidente Emmanuel Macron, consentendo a tutti i lavoratori di andare in pensione già a 60 anni di età con assegno pieno per coloro che posseggono 40 anni di contributi.

E le aliquote fiscali dovrebbero salire a 14, spiega sul suo sito internet per le presidenziali nel 2022.

L’aliquota più alta andrebbe elevata al 90%. Inoltre, verrebbe impedito di licenziare per ragioni economiche alle aziende che distribuiscono dividendi agli azionisti. Quanto al debito pubblico, Mélenchon sostiene che la quota in mano alla Banca Centrale Europea dovrebbe essere trasformata in un bond perpetuo (senza obbligo di restituzione) a tasso zero. E il Tesoro francese dovrebbe escogitare un sistema per finanziare la spesa pubblica (in eccesso) senza indebitare ulteriormente il popolo. In pratica, queste proposte porterebbero la Francia dritta fuori dall’euro.

Programma da 200 miliardi in 5 anni

Ai giovani verrebbe garantito un reddito di almeno 1.063 euro al mese per poter vivere per conto proprio. L’interruzione di luce, gas e acqua sarebbe vietata per gli utenti che non pagano le bollette. Promesse anche 100 mila assunzioni di badanti negli ospedali pubblici per potenziare il servizio sanitario. Questo programma, hanno stimato gli esperti nelle scorse settimane, arriverebbe a costare sui 200 miliardi di euro in cinque anni se attuato. Ovviamente, risulta assai difficile credere che queste e altre misure promesse possano essere implementate. Come detto, Mélenchon non ha i numeri per pretendere di guidare il prossimo governo. Dovrà necessariamente negoziare un accordo con gli odiatissimi centristi di Macron per formarci una maggioranza insieme.

Mélenchon vero spauracchio da oggi per mercati

Tuttavia, questioni ideologiche e di prospettive politiche indurranno verosimilmente Mèlenchon a non aprire al centro. Se lo facesse, perderebbe l’appeal anti-establishment per risultare ancora credibile alle presidenziali del 2027. Dunque, probabile che se ne starà all’opposizione o che sarà esterno a un esecutivo di centro-sinistra, limitandosi a votare i provvedimenti condivisi. Ma è bene che i mercati prendano nota del tipo di programma premiato ieri alle urne. Se finora il pericolo Marine Le Pen ha occupato prime pagine dei giornali e pensieri degli investitori, da oggi il vero spauracchio è rosso.

Ignorarlo è un harakiri.

[email protected]