Silvio Berlusconi sosterrà Guido Bertolaso come candidato sindaco alle elezioni comunali di Roma. E’ questo ancora il leitmotiv di Forza Italia, che in cuor suo spera si creino le condizioni per una soluzione alternativa, ma che senza una mossa del suo leader non arriverà mai. Né con Giorgia Meloni, né con Alfio Marchini, dunque. L’ex premier sembra intenzionato a portare avanti la candidatura dell’ex capo della Protezione Civile, che tutti i sondaggi, anche quelli riservati e commissionati da Arcore, danno per sicuro perdente.

Non solo Bertolaso non approderà nemmeno lontanamente ai ballottaggi, ma si dovrebbe fermare sotto la soglia del 10%. Per Berlusconi sarebbe un’umiliazione politica e umana, perché il dato metterebbe a nudo la sua fine politica. Decidendo di confrontarsi con la candidata alternativa del centro-destra, infatti, l’ex premier sta accettando il rischio di venire triturato alle urne. Non solo, perché le divisioni regalerebbero il secondo posto a Roberto Giachetti, candidato del PD, di fatto allontanando ancora di più l’elettorato del centro-destra, già non poco disgustato da quanto stia avvenendo da mesi nella coalizione.

Patto sotterraneo tra Berlusconi e Renzi

La scelta di Berlusconi di continuare a sostenere Bertolaso sarebbe frutto di un’intesa sotterranea con il premier Matteo Renzi: consegnare almeno il secondo posto al PD, in cambio di un via libera del governo sui diritti TV e l’integrazione sempre più evidente tra Mediaset e Telecom Italia. Basterebbe guardare il TG5 per rendersi conto della linea editoriale poco ostile all’esecutivo delle reti del Biscione. Ma stavolta, gli affari e la politica non potranno più andare di pari passo per l’ex premier: i successi nella sfera imprenditoriale andrebbero a discapito di quelli elettorali. Il gioco si è rotto, lo hanno capito gli alleati, che giustamente non vogliono prestarsi alla trappola. Comunque vada, però, tranne il caso puramente teorico di un passaggio di Bertolaso al secondo turno, Berlusconi andrebbe dritto alla fine ingloriosa della sua carriera politica a giugno.

      Forza Italia è dilaniata tra quanti – il governatore ligure Giovanni Toti in testa – vorrebbero consolidare l’alleanza con la Lega Nord e Fratelli d’Italia, e quanti vorrebbero smarcarsi, tra cui l’ex ministro Mariastella Gelmini. Ma senza alleanze sarebbe impossibile anche solo correre con l’Italicum, che lo stesso ex premier votò insieme al governo in Parlamento. Dunque, gli azzurri, privi di consensi nel paese, sarebbero prossimi allo scioglimento, rappresentativi ormai solo di sé stessi e di un leader incapace sia di farsi interprete delle istanze della base, sia anche di farsi da parte con dignità personale. Il peggio per il centro-destra, però, dovrà avvenire. La fine segnata di Berlusconi non coinciderà con la nascita di una nuova leadership per la coalizione. Matteo Salvini non potrà essere opposto al premier Renzi, non ha né la statura da leader, né la capacità di rappresentare l’elettorato più centrista, né possiede una cultura politica adeguata al ruolo di candidato premier. Finito Silvio, restano macerie e ancora macerie.