Partenza decisamente positiva per le azioni TIM a Piazza Affari stamane. Il titolo ha iniziato le contrattazioni in rialzo di oltre il 4% a 32 centesimi. Ha beneficiato della notizia che Cassa depositi e prestiti (CDP) e il fondo australiano Macquarie hanno presentato un’offerta per rilevare la rete. Nel dettaglio, la proposta riguarda NetCom, società di nuova costituzione che gestisce l’infrastruttura, così come le attività di FiberCop per lo sviluppo e la posa dei cavi in fibra ottica e di cui TIM è principale azionista, e Sparkle, società che gestisce i cavi sottomarini per il passaggio di comunicazioni sensibili.

In tutto, sul piatto vi sarebbero 20 miliardi di euro, gli stessi che si presume siano stati proposti dal fondo americano KKR.

Tuttavia, l’offerta CDP-Macquarie si presenterebbe più vantaggiosa. Mentre KKR offrirebbe 10 miliardi cash e altri 10 accollandosi i debiti, CDP-Macquarie sborserebbero 10 miliardi cash, 8 miliardi accollandosi i debiti e altri 2 miliardi come earn-out, cioè al verificarsi di alcune condizioni. Dunque, nelle casse dell’azienda entrerebbero circa 2 miliardi in più di liquidità.

La nuova offerta scade il 31 marzo e sarà discussa o al board di TIM del 15 marzo o in una riunione successiva. L’offerta di KKR scade, invece, il prossimo 24 marzo, sebbene sia probabile che venga prorogata alla luce dei nuovi avvenimenti. Macquarie è attualmente azionista di Open Fiber al 40%, mentre CDP detiene il 60%. La loro offerta lascia presagire, quindi, che nel caso in cui andasse a buon fine si procederebbe alla successiva fusione tra NetCom e Open Fiber. Nascerebbe un unico soggetto per la fibra in Italia.

Azioni TIM brillano con piani alternativi su rete

La Commissione europea accenderebbe i fari su una tale posizione monopolistica sul mercato della fibra. Ciò allungherebbe i tempi per una finalizzazione dell’offerta, mentre tale problema non si scorgerebbe per TIM accettando l’offerta del fondo americano.

La proposta di CDP-Macquarie va nella direzione auspicata dal governo Meloni, che non ha mai nascosto di assecondare l’ipotesi della nazionalizzazione della rete.

Attualmente, le azioni TIM capitalizzano in tutto poco meno di 7 miliardi di euro. Resta il problema di Vivendi, socio francese al 23,75%, che non si accontenterebbe di una valutazione della rete inferiore ai 31 miliardi. Nessun soggetto privato si è mostrato finora disposto ad avanzare anche solo lontanamente tale cifra. Gran parte dell’infrastruttura di TIM è in rame e tende a svalutarsi man mano che avanzano i lavori in fibra ottica.

L’eventuale bocciatura di entrambe le offerte da parte del board complicherebbe il futuro dell’azienda. Il progetto originario di Fratelli d’Italia, partito della premier Giorgia Meloni, era il cosiddetto “piano Minerva“. Esso puntava ad una salita di CDP nel capitale di TIM per procedere successivamente all’acquisizione della quota CDP in Open Fiber per 3 miliardi. Questa seconda operazione sarebbe stata finanziata cedendo le lucrose attività in Brasile. L’esborso a carico dello stato sarebbe stato nettamente inferiore. L’abbandono da parte del governo del piano non ufficiale avanzato in campagna elettorale è avvenuto per stringere sui tempi. Se, però, il piano di CDP non dovesse avere successo, non è impensabile che a Palazzo Chigi riprenda corpo l’ipotesi iniziale.

[email protected]