Brexit, Boris Johnson pensa a un ponte tra Scozia e Irlanda

L’obiettivo neanche è di agevolare un’eventuale uscita della Scozia dal Regno Unito dopo che la Brexit sarà realtà.
di
5 anni fa
1 minuto di lettura

Dopo aver vinto le elezioni di dicembre, il primo ministro inglese Boris Johnson starebbe valutando seriamente l’idea di costruire un ponte capace di unire (e allo stesso tempo dividere) Scozia e Irlanda. Il progetto sarebbe collegato strettamente al tema Brexit, per cui ormai è iniziato il countdown. Tra meno di tre settimane sarà ufficiale l’addio del Regno Unito all’Unione europea: entro il 31 gennaio il Paese di Sua Maestà Elisabetta II camminerà solo, come sancito dall’ultimo accordo ottenuto da Johnson nella sua prima esperienza da premier, a poche settimane dalle elezioni che lo hanno visto trionfare sul rivale laburista Jeremy Corbyn.

Un ponte miliardario

Il ponte tra Irlanda e Scozia costerebbe 18 miliardi di euro (15 miliardi di sterline), secondo le prime stime che trapelano dal Regno Unito. L’idea di un progetto colossale in previsione della Brexit è da tempo nei pensieri del primo ministro, tanto da averne parlato già nel mese di settembre. Mai come in questo caso è però attinente il detto tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Infatti, la fattibilità del progetto si scontra con alcuni critici: le acque molto profonde dello spazio di mare che divide l’Irlanda dalla Scozia e le forti correnti che soffiano durante tutto l’anno in quel tratto. Inoltre, stando alle indiscrezioni giornalistiche, per la realizzazione del ponte dovrebbero servire 30 piloni alti quanto la Torre Eiffel di Parigi.

La questione Scozia

L’obiettivo neanche troppo celato è di agevolare un’eventuale uscita della Scozia dal Regno Unito dopo che la Brexit sarà realtà. In questi anni il governo di Edimburgo ha manifestato il proprio dissenso di fronte alla volontà dell’Inghilterra di uscire dall’Unione europea, parlando apertamente di indipendenza da Londra. In caso di scissione, con la costruzione del ponte le spese sarebbero a capo dell’Ue.

Leggi anche: L’anno che verrà: dai dazi alla Brexit, di cosa parleremo nel 2020

dichiarazione redditi
Articolo precedente

Il Partito Democratico si conferma il primo partito italiano per finanziamenti ricevuti dai contribuenti

Articolo seguente

Lo shock fiscale del 2012 pesa ancora sul bilancio delle famiglie italiane