Potrebbe tenersi un altro referendum in Svizzera per porre fine agli effetti di quello di fine 2014 sulla limitazione dell’immigrazione nel paese. Un gruppo di cittadini sta raccogliendo le firme per annullare l’esito della precedente consultazione, che con 20.000 voti di scarto ha premiato l’iniziativa del Partito Popolare Svizzero, tesa a porre un tetto di 100.000 unità agli ingressi nel paese, dove un quarto della popolazione residente non ha oggi un passaporto elvetico, essendo straniero.

E’ la prima volta che accade un fatto del genere nel paese, che storicamente ha fatto più uso delle consultazioni popolari sui principali temi in discussione.

Il problema sta nei rapporti con la UE, perché dal 2002 il paese ha adottato l’Accordo Bilaterale I, con il quale si assicura un mercato di sbocco per le sue merci e i suoi servizi nel resto dell’Europa, accettando in cambio la libera circolazione dei lavoratori.

Referendum Svizzera, ripensamento necessario per rapporti con UE

Il governo di Berna ha formalmente tempo fino al febbraio dell’anno prossimo per legiferare nella direzione voluta dalla maggioranza degli elettori, sempre che prima l’esito del referendum non sia annullato da uno di senso opposto, anche perché dinnanzi alla scelta tra salvaguardare l’economia svizzera e accettare l’ingresso di un numero superiore di immigrati del tetto proposto di 100.000 unità, stando ai sondaggi un terzo di chi aveva votato due anni fa per porre limitazioni all’ingresso di stranieri potrebbe cambiare opinione.

Secondo il governo federale, da qui al 2035 il pil elvetico potrebbe crescere del 7,5% in meno, nel caso in cui gli accordi di libero scambio con la UE saltassero. Il presidente Johann Schneider-Ammann ha già incontro nelle scorse settimane il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, assicurandogli che potrebbe essere trovata una soluzione di compromesso.

 

 

 

Brexit crea tensioni anche tra UE e Svizzera

Se già da mesi si erano registrate tensioni tra Bruxelles e Berna sul tema, con la Brexit sono diventate più marcate, perché dopo che la maggioranza degli elettori britannici ha votato per uscire dalla UE, questa non può permettersi di intaccare gli accordi anche con gli stati associati, tra cui la Svizzera, che adesso vengono presi a modello proprio dal Regno Unito per il suo status futuro.

 

E così la Brexit, lungi dall’avere conseguenze politiche confinate al solo suolo britannico, sta rimettendo dinnanzi a un bivio anche diversi altri stati UE e persino non appartenenti ad essa, mentre Bruxelles è entrata in modalità difensiva per salvaguardare almeno la realtà del mercato comune dai rischi crescente di disintegrazione.