Un’estate da incubo per l’Italia alle prese con i cambiamenti climatici o foglia di fico per nascondere la polvere sotto il tappeto? Il Bel Paese è diviso in due in questi giorni. Dopo che il caldo africano aveva investito l’intera penisola, ancora fino a domani resterà in parte del Sud, mentre il Nord è investito da piogge torrenziali e grandine. Temperature gradevoli e persino fresche in gran parte del Settentrione, ancora da allarme rosso in regioni come la Sicilia.

E proprio l’isola è diventata l’emblema di tutto ciò che non funziona in Italia.

Caos Sicilia, isola annega nei disservizi

Il 16 luglio scorso, un incendio apparentemente non doloso scoppiato al Terminal A dell’Aeroporto Fontanarossa a Catania ha messo lo scalo fuori uso. La riapertura sarebbe dovuta avvenire giorno 20, ma è stata rinviata a lunedì 24 per essere ancora una volta spostata a data da destinarsi. Nel frattempo, decine di migliaia di passeggeri sono state dirottate verso gli altri aeroporti isolani, tra cui Palermo, Comiso e Trapani. Ma i disservizi sono stati e continuano ad essere mostruosi: assistenza quasi nulla, bus navetta insufficienti o persino inesistenti nella fase iniziale e collegamenti interni accidentati. Spostarsi da Trapani a Catania richiede non meno di quattro ore di guida per chi già conosce bene il percorso da compiere. Per non parlare della collaborazione inesistente tra istituzioni locali.

L’incidente è arrivato durante l’alta stagione turistica, lasciando sgomente le categorie. I danni si calcolano in 40 milioni di euro al giorno per l’economia locale. Come se non bastasse, a causa delle altissime temperature, che nel territorio etneo hanno raggiunto anche i 47 gradi, i consumi di energia elettrica sono esplosi. La rete non ha retto e da giorni interi quartieri di Catania e parte dell’hinterland sono rimasti senza luce. Non è finita. La mancanza di corrente impedisce l’estrazione dell’acqua dai pozzi, per cui decine di migliaia di siciliani hanno i rubinetti di casa a secco.

Tutto questo, è bene ripeterlo, con 45 gradi all’ombra.

Incuria e sprechi di risorse

I cambiamenti climatici possono spiegare solo in parte l’inferno di questi giorni. Stanno semmai facendo venire a galla decenni di incuria dei territori, com’è emerso anche con l’alluvione tragica in Emilia-Romagna. Ciliegina sulla torta: un incendio nei pressi dell’aeroporto Punta Raisi a Palermo ha portato nella mattinata di oggi alla cancellazione di almeno una decina di voli. In pratica, viaggiare da e per la Sicilia è quasi impossibile. Nel frattempo, la classe politica a tutti i livelli si riempie la bocca di turismo, sviluppo e altre amenità.

Come abbiamo avuto modo di spiegare anche sul Pnrr, i politici da Roma in giù non hanno idea di quali siano i bisogni concreti dei territori. Anziché destinare risorse congrue contro il dissesto idrogeologico e per ristrutturare la rete idrica, ormai un colabrodo, s’inventano investimenti in piste ciclabili, improbabili musei e rifacimenti degli stadi. E’ l’Italia, bellezza! Gli amministratori pubblici di turno non possono essere di certo additati quali responsabili di un disastro che risale nei decenni. Tuttavia, non esiste alcuna programmazione in prospettiva per cambiare lo stato dell’arte. Le risorse già scarse sono impiegate per finalità secondarie, se non futili, con il principale obiettivo di mantenere intatte le clientele.

Cambiamenti climatici foglia di fico per politici inetti

Domani le temperature inizieranno a scendere secondo le previsioni meteo. Entro dopodomani torneranno nelle medie stagionali, se non più basse. Passata l’emergenza, in Sicilia si tornerà alla vita di sempre, cioè ad ignorare la cura del territorio, a voltarsi dall’altra parte dinnanzi a collegamenti viari, ferroviari e autostradali da terzo mondo e a gestire malamente i trasporti.

Ci volle un tedesco nel diciottesimo secolo per capire che “la Sicilia è la chiave di tutto”. Fu il poeta Wolfgang Goethe, che nell’isola vi leggeva le dinamiche della più grande Italia.

La Sicilia resta quell’Italia esagerata nel bene e nel male, una sorta di profezia per quel che rischia di diventare il resto dello Stivale a forza di calciare il barattolo per annegare nei disservizi più elementari. I cambiamenti climatici, ammesso che c’entrino, sono quell’evento che hanno messo a nudo le incapacità di una classe politica miope, autoreferenziale e priva di volontà per poter avallare una svolta ormai urgente. A meno che l’obiettivo non sia di africanizzare ciò che resta dell’Italia.

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