Lunedì sera, a distanza di poco più di un giorno dall’emanazione del primo decreto legge con cui il governo italiano aveva chiuso Lombardia e 14 province del nord, ne è uscito un altro, presentato dal premier Giuseppe Conte, estensivo delle misure a tutta Italia. Tra queste, anche la sospensione delle manifestazioni sportive fino al 3 aprile. Quindi, il campionato di calcio della Serie A si ferma alla ventiseiesima giornata e non è detto che riparta. Ammesso che la situazione sanitaria dell’Italia lo consenta, ovvero che la diffusione dell’epidemia da Coronavirus si sia arrestata da qui agli inizi del mese prossimo, i tempi per disputare le rimanenti 12 giornate non vi sarebbero.

Già dall’1 giugno, le squadre dovranno mettere a disposizione i loro giocatori per la Nazionale, in vista degli Europei di Calcio, che si terranno in più stati europei, tra cui proprio l’Italia, a partire dal 12. E così, per la prima volta nella storia, la Lega di Serie A potrebbe vedersi costretta a fermare definitivamente il campionato, a meno che la UEFA non rinvii la massima manifestazione di calcio europea all’autunno per le stesse ragioni, così come si sta ipotizzando in questi giorni. La questione è molto seria, perché in ballo ci sono i 973 milioni di diritti TV incassati per ogni stagione fino alla prossima in Italia, a cui si sommano i 371 milioni all’estero.

La fetta più grossa l’ha sborsata Sky con 780 milioni, aggiudicandosi 7 delle 10 partite. Altri 193,3 milioni sono stati pagati da Perform, che trasmette sulla piattaforma Dazn, ospitata a sua volta dagli stessi canali Sky per evitare la seccatura del doppio abbonamento. Di abbonati Sky Italia ne aveva 5,2 milioni al termine del 2019, in crescita dai 4,85 milioni dell’anno precedente. Non è stato un periodo facile per la società di Comcast, a causa della perdita di abbonati al calcio negli anni passati e dell’aumento dei costi per l’acquisto dei diritti TV, tanto che l’ultimo esercizio si è chiuso con una perdita di 41 milioni.

Diritti TV calcio Serie A, Sky rischio grosso e per salvarsi punta sulla fibra ottica

Rischio risarcimento a Sky

Per quanto sia una realtà dalle spalle larghe, Sky non potrebbe permettersi di perdere un terzo del campionato per il quale ha pagato profumatamente i diritti. E dall’estero nemmeno la qatarina BeIN lascerebbe correre come nulla fosse. E così, capite benissimo le ragioni per cui la Lega esiti da settimane anche solo di considerare l’ipotesi di far giocare tutte le partite rimanenti a porte chiuse, anche se oggi è diventata la più gradita, visto che l’alternativa sempre più concreta sarebbe uno stop definitivo.

Se la Lega decidesse autonomamente di porre fine al campionato dopo il 3 aprile, si esporrebbe con ogni probabilità alle azioni legali di Sky per inadempienza contrattuale, non essendo stata sottoscritta alcuna clausola nel bando di due anni fa, che contempli e disciplini uno scenario come quello che stiamo vivendo. Dunque, servirebbe un provvedimento del governo per evitare una richiesta di risarcimento del danno. E se le partite si giocassero a porte chiuse dopo il 3 aprile, resterebbe la perdita di appeal del calcio italiano, che verrebbe scontata da Sky e gli altri operatori alla prossima asta per l’assegnazione dei diritti relativamente al triennio successivo.

Verso una revisione della legge Melandri

La soluzione di compromesso arriverebbe tramite il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che starebbe studiando una revisione della legge Melandri, quella che dal 2008 vieta la cessione dei diritti TV sul calcio a un unico operatore per tutte le piattaforme. Una recente sentenza del TAR del Lazio ha dato, peraltro, ragione a Sky sull’acquisto dei diritti per il digitale terrestre da R2, la piattaforma di Mediaset Premium.

Ciò aprirebbe la strada anche alla vendita dei diritti al colosso su internet, ad oggi in mano a Perform. In pratica, Sky farebbe piazza pulita della concorrenza per il mercato domestico, riuscendo a comprarsi tutte le partite di Serie A e su tutte le piattaforme.

La Lega di Serie A, tutto sommato, ci spera, in quanto ritiene che una trattativa uno a uno si rivelerebbe reciprocamente benefica, consentendo alle società di spuntare un prezzo complessivo più alto e all’operatore di offrire di più, ma a fronte di un’offerta maggiore e della garanzia di non avere più rivali in Italia. E sempre il ministro riconoscerebbe nuovamente alle squadre la facoltà di trattare singolarmente i propri diritti, qualora ritenessero di poter incassare di più. Così facendo, i grandi club come Juventus, Inter, Napoli, Roma e Milan riuscirebbero a trattare individualmente e nei fatti indurrebbero Sky a non offrire troppo poco alla prossima asta, altrimenti andrebbero per i fatti loro.

Dunque, vi sarebbe in corso un baratto tra Serie A da una parte e Sky dall’altra, reso possibile dagli interventi del governo. La prima potrebbe anche smettere di giocare dopo la fine del divieto e la seconda rinuncerebbe a fare causa o non avrebbe nemmeno titolo per reclamare il risarcimento dei danni nel caso di uno stop alle partite per decreto, ma verrebbe compensata da condizioni più benefiche per sé alla prossima asta. Ma servono due atti del governo: uno per imporre lo stop al campionato, l’altro per consentire esplicitamente la presentazione di offerte su tutte le piattaforme da parte di un solo soggetto.

[email protected]