Immaginate di avere aperto un conto in banca e di ricevere un messaggio sul vostro telefonino, che vi comunica il trasferimento della giacenza sul conto di un’altra banca. Sembra un’assurdità, ma è quanto accaduto già a 300 mila clienti di Intesa Sanpaolo. Si sono visti migrati automaticamente verso Isybank, una banca digitale al 100% e appartenente al gruppo di Ca’ de Sass. E l’obiettivo consiste nel trasferire fino a 4 milioni di clienti entro i prossimi mesi.

Giustamente, le segnalazioni fioccano alla Banca d’Italia e il caso Isybank è arrivato in Parlamento.

La deputata di Fratelli d’Italia, Letizia Giorgianni, ha presentato un’interrogazione al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, definendo “grave l’accaduto”. Il componente del governo Meloni ha fatto presente che le autorità di vigilanza hanno chiesto chiarezza a Intesa Sanpaolo, tra l’altro sollecitando la riapertura dei termini per evitare la migrazione dei clienti verso Isybank e la possibilità per quelli già migrati di tornare presso l’istituto originario.

Requisiti per migrazione coattiva

Intesa Sanpaolo ha escluso dalla migrazione i detentori di giacenze sopra 100 mila euro, gli over 65, coloro che in filiale hanno effettuato almeno 10 operazioni nell’ultimo anno, chi possiede un conto titoli e chi ha un prestito in corso. Tutti gli altri saranno trasferiti automaticamente a Isybank, di cui diverranno clienti coattivi. Il fatto che la banca digitale appartenga allo stesso gruppo non sembra una giustificazione per l’accaduto. Non era mai accaduto che una banca italiana trasferisse centinaia di migliaia di clienti verso un altro istituto e, oltretutto, con una comunicazione a dir poco carente.

Il caso Isybank conferma i rischi dello strapotere del sistema bancario. I risparmi dei clienti sono considerati spesso propri, senza alcun rispetto per le condizioni contrattuali pattuite. La trasparenza langue e tra le pieghe dei contratti le banche si permettono di trattare i clienti come una controparte priva di diritti.

Viene da chiedersi come sia stata possibile una tale pratica sotto gli occhi inermi di chi è preposto a vigilare. Proprio in questi giorni il governatore uscente di Bankitalia, Ignazio Visco, aveva fatto “mea culpa” sul caso Monte Paschi di Siena.

Isybank allunga lista angherie banche italiane

Ed è di pochi giorni fa la notizia dell’assoluzione degli ex dirigenti MPS dalle accuse di manipolazione dei bilanci. Senonché la giustizia non è stata in grado di dirci, a distanza di oltre un decennio, chi fu responsabile di cosa. Un disastro senza colpevoli, come spesso accade in Italia. L’unica certezza è che i contribuenti italiani abbiano dovuto pagare una barca di denari per salvare una banca altrimenti fallita e ad oggi non conoscano formalmente le ragioni di tale crac. Il caso Isybank allunga la lista delle sopraffazioni bancarie ai danni del pubblico dei risparmiatori. Certo, nello specifico non è stato inflitto alcun danno immediato ai clienti trasferiti. Resta l’amaro in bocca per il modo autoritario e unilaterale di intendere i rapporti tra banca e cliente.

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