Chissà come avrà commentato in privato le recenti vicissitudini in Germania ed Europa, tra scoperta dei bilanci federali truccati e nuovo Patto di stabilità. Forse non lo sapremo mai, perché Wolfgang Schaeuble se n’è andato in un giorno di festa all’età di 81 anni. Ne ha dato stamane la notizia la famiglia, che ha aggiunto che l’uomo è morto a casa. Si spegne una delle più interessanti figure della politica tedesca, certamente tra i pochi personaggi autorevoli e incisivi dell’attuale Europa.

Ascesa alla cancelleria infranta dalle tangenti

La storia di Schaeuble ha origine il 18 settembre del 1942 a Friburgo, nell’estremo Sud della Germania. Figlio di un esponente cristiano-democratico, anch’egli si appassiona alla politica e dopo la laurea in economia e giurisprudenza entra al Bundestag – allora era a Bonn – nel 1972. Vi rimarrà per mezzo secolo. Tra il 1989 e il 1990 gestì attivamente il negoziato per la riunificazione delle due Germanie. Ma il ’90 fu anche un anno nero per Schaeuble, che durante un comizio venne raggiunto da tre colpi di pistola sparati da uno squilibrato e che lo costringeranno per il resto della vita ad usare la sedia a rotelle per muoversi.

Dopo le dimissioni da cancelliere e segretario della CDU di Helmut Kohl, l’uomo era considerato il suo delfino per la successione. Ma fu coinvolto nello scandalo delle tangenti, ammettendo di avere ricevuto una donazione di 100 mila marchi da parte dell’imprenditore delle armi Karlheinz Schreiber. Nel frattempo, si faceva largo nel partito una semi-sconosciuta Angela Merkel, che puntò proprio sul rinnovamento interno e sulla pulizia per acquisire consensi.

Schaeuble voleva la Grexit

Arriviamo al 2009, anno in cui Schaueble divenne ministro delle Finanze. Avrebbe ricoperto la carica per otto anni consecutivi. Si ritrovò a gestire l’economia tedesca nel bel mezzo della crisi finanziaria mondiale e dei debiti sovrani nel Sud Europa.

Un anno dopo il suo insediamento si scoprì che la Grecia aveva truccato i bilanci. Fu tra i più duri nel pretendere prima le riforme economiche in cambio di aiuti e successivamente, preso atto della loro mancata implementazione, sostenne la Grexit, ossia l’uscita dall’Eurozona e persino dall’Unione Europea.

Per Schaeuble, uomo tutto di un pezzo dal carattere ruvido, lucido e sempre coerente, la Grexit sarebbe stata un deterrente per il resto dell’unione monetaria. Bisogna punire Atene per dissuadere Roma, Madrid e Lisbona dallo scherzare con i conti pubblici. La sua linea fu battuta in extremis dopo che la cancelliera Merkel stessa si pronunciò nell’agosto del 2015 per la permanenza della Grecia nell’euro. Il suo rigorismo fiscale rimase oggetto di confronto nei consessi internazionali.

L’opposizione ai tassi negativi di Draghi

Dopotutto, Schaeuble voleva imporre agli altri ciò che era riuscito ad ottenere in primis nella sua Germania. Sin dal 2009 perseguì la politica dello “Schwarze Null”, letteralmente dello “zero nero”, vale a dire del pareggio di bilancio. Ottenne che l’obiettivo fosse codificato nella Costituzione attraverso il “Schuldenbremse”, “il freno al debito” di cui tanto si dibatte in questi mesi in Germania. Non solo lo centrò, ma sotto di lui il bilancio iniziò a registrare avanzi fino alla pandemia. Questa politica di severa austerità fiscale permise al debito pubblico tedesco di scendere sotto il 60% del PIL nel 2019. Avrebbe consentito a Berlino di spendere a sostegno dell’economia in era Covid.

Schaeuble fu anche fortemente critico nei confronti di Mario Draghi all’epoca in cui questi guidava la Banca Centrale Europea. Non condivideva la sua linea sui tassi negativi e sul Quantitative Easing, perché ne temeva gli effetti collaterali: alta inflazione e irresponsabilità fiscale nel Sud Europa. All’italiano disse durante un confronto pubblico di essere il principale responsabile dell’ascesa della destra euroscettica in Germania, quell’AfD che attualmente nei sondaggi è volata al secondo posto al 23% dei consensi.

Schaeuble tra i politici migliori del Secondo Dopoguerra

Proprio per impedire che l’ingresso di questa nel Bundestag si trasformasse in uno spot quotidiano a suo favore, i cristiano-democratici convinsero nel 2017 Schaeuble a traslocare dal Ministero delle Finanze alla presidenza del Bundestag, nella convinzione che la sua solida oratoria e l’estrema conoscenza del funzionamento del Parlamento agissero da contrappeso agli euroscettici. Con l’avvio di questa legislatura nell’autunno del 2021, la figura dell’ex ministro passa in secondo piano. Anzi, se ne perdono le tracce sul piano della visibilità pubblica.

Oggi, i tedeschi piangono uno dei loro migliori uomini e il resto d’Europa starà vivendo con sentimenti misti la notizia della sua scomparsa. Nel Sud Europa, Schaeuble è stato l’emblema dell’austerità e per questo non fu mai amato. Ma aveva il pregio, raro per un politico, di possedere una sola parola. Ti diceva in faccia ciò che non gli piaceva della tua politica e non si sottraeva al confronto. Oggi a Berlino esiste un vuoto ideale e di visione imbarazzante. Ci sarà qualche pacca sulle spalle in più, ma anche la certezza che appena ti giri negli ambienti governativi diranno qualcosa di molto diverso dai discorsi ufficiali. Anche questo segna idealmente la scomparsa di Schaeuble.

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