Come ogni anno, l’istituto finanziario Ubs ci offre uno studio relativo al patrimonio mondiale e anche per questo 2024 aumentano le disuguaglianze, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri ancora più poveri. La forbice si allarga e purtroppo anche la ricchezza in Italia rimane appannaggio di pochi eletti. Le statistiche dicono che questo fenomeno si è maggiormente acuito dal 2008 ad oggi, con una ricchezza media in calo. I ricchi però rimangono ricchi, mentre a pagarne le conseguenze di tale fenomeno sono i poveri.

Vediamo nel dettaglio cosa ci mostra lo studio succitato.

La fortuna dei pochi

La banca svizzera Ubs ci offre anche quest’anno il report dedicato al patrimonio economico mondiale, ma se nel mondo si registra una crescita, la ricchezza in Italia invece è in calo. Di recente abbiamo visto un altro fenomeno che sta crescendo nel nostro Paese, quello dell’usura, il quale conseguentemente porta i prestiti bancari in calo. Gli esperti ci spiegano come tutto sia collegato, ed ecco che quindi anche il patrimonio economico nazionale, ormai sempre più di proprietà di pochi eletti, finisce in crisi. Ma quali sono i numeri sviscerati in questa edizione del Global Wealth Report? I dati faranno raccapricciare un matematico come Piergiorgio Odifreddi, il quale già qualche anno fa in realtà aveva citato gli studi annuali del suddetto report per descrivere come la disuguaglianza economia stesse diventando insostenibile in tutto il mondo.

Parliamo di 26 persone ricche presenti sul pianeta che posseggono una ricchezza pari agli 1,5 miliardi di persone più povere sparse per il globo. Quelle che invece arrivano a duemila miliardi di dollari sono soltanto dodici individui, personaggi come Bezos, Zuckerberg, Arnault e Musk. In generale, comunque, possiamo dire che il pianeta potrebbe essere diviso in ricchi e poveri, i primi sono 58 milioni, i secondi oltre sette miliardi. L’Italia si colloca ancora tra i paesi più ricchi al mondo, ma comunque in calo rispetto al passato.

Come detto, il calo ha le gambe lunghe ed è iniziato da molti anni. Anche Giappone, Spagna e Grecia stanno mostrando lo stesso calo, e secondo gli esperti per Italia e Giappone ciò è dovuto alla decrescita demografica.

Chi sono i pochi veri ricchi in Italia e perché dal 2008 sono sempre più lontani dagli altri

Come detto, il calo demografico è la motivazione che gli esperti hanno trovato per giustificare il fatto che l’Italia stia mostrando una decrescita della sua ricchezza, benché rimanga ancora tra i Paesi più ricchi del mondo. Sul rapporto appena pubblicato si legge: “Una popolazione in calo e una società che invecchia tendono a ridurre il livello di attività economica”. Il problema è che questo fenomeno finisce per ripercuotersi sulle fasce di popolazione più povere. Per mostrare l’andamento della ricchezza di un Paese si utilizza il cosiddetto indice di Gini, il quale misura appunto la ricchezza di uno stato con un numero che fa da indicatore. Se è 0, allora la ricchezza è perfettamente distribuita, ossia tutti hanno lo stesso patrimonio. Se invece è 100, allora la ricchezza è nelle mani di un solo cittadino.

Nel 2008 l’indice di Gini era 50, quindi perfettamente a metà, l’anno scorso invece è arrivata a 57, mostrando quindi come l ricchezza in Italia si stia sempre più concentrando verso meno persone, anziché distribuirsi a più cittadini. Oggi 1,33 milioni di italiani hanno un patrimonio superiore al milione di dollari, mentre il il patrimonio mediano, cioè quello che non calcola le fasce più ricche e quelle più povere, ha perso 3 punti percentuali. Stavolta non abbiamo bisogno di un grande matematico come Odifreddi per capire che con questi numeri il divario tra ricchi e poveri si sta facendo sempre più insostenibile.

Riassumendo…

  • 26 super ricchi nel mondo detengono la ricchezza di 1,5 miliardi di persone;
  • 58 milioni di individui hanno un patrimonio equivalente a quello che mettono insieme gli altri 7 miliardi di persone;
  • anche in Italia si allarga la forbice tra ricchi e poveri, l’aumentare dell’indice di Gini ci fa capire che la ricchezza è mal distribuita.