La notizia del settimanale Chi non è stata smentita, anzi è stata rilanciata dagli altri organi di stampa in questi giorni: Chiara Ferragni chiuderà entro il mese di agosto il negozio in via Capelli a Milano, sulla strada che collega Corso Como e Piazza Gae Aulenti. Era stato aperto nel 2017 e da allora si occupa di vendere i prodotti di abbigliamento e accessori del suo marchio. Con il “pandoro-gate” esploso a metà dicembre scorso, si era notata una forte penuria di clienti.

Negli ultimissimi tempi, addirittura, c’erano state alcune segnalazioni per le quali i capi erano stati svenduti a prezzi di outlet e arrivati persino sulle bancarelle.

La caduta con il caso Balocco

L’avventura del negozio Ferragni a Milano sarebbe così durata sette anni esatti. Una svolta che la dice lunga sul crollo di un impero finanziario e mediatico. E’ sempre di queste ore la notizia che l’influencer digitale ha ritirato il ricorso presentato dinnanzi al Tar del Lazio contro la multa da oltre 1 milione di euro inflitta alle sue società dall’Autorità Garante per le Comunicazioni per “pubblicità ingannevole”. Ferragni aveva sponsorizzato per il Natale 2022 i pandoro Balocco, facendo intendere che il ricavato andasse a favore dei bambini ricoverati all’ospedale Regina Margherita a causa dell’osteosarcoma. Le cose andarono diversamente. La vicenda inflisse un colpo fatale alla credibilità di Ferragni e portò immediatamente allo stop degli accordi di sponsorizzazione con numerose aziende. E Tod’s non rinnovava nei mesi scorsi la sua nomina a consigliere di amministrazione. Di fatto, ormai la donna si è ridotta a pubblicizzare i suoi stessi prodotti, dato che nessuna azienda vuole più associarne l’immagine.

Gioco d’anticipo su uova di Pasqua

Pare che la volontà di accettare il pagamento della multa rientri in una sorta di accordo con l’Antitrust per evitare approfondimenti su un’altra vicenda potenzialmente rovinosa: le uova di Pasqua di Dolci Preziosi.

A tale fine, Ferragni si è appena impegnata a versare 1,2 milioni di euro nell’arco di tre esercizi finanziari all’associazione “I Bambini delle Fate”.

La svolta è arrivata contestualmente all’annuncio del suo manager Fabio Maria D’Amato di avere lasciato le cariche nelle società Tbs Crew e Fenice. Fedez, da poco separatosi da Ferragni, lo aveva sempre accusato in privato e persino in pubblico di essere stato artefice degli errori societari senza neanche assumersene le responsabilità. Sta di fatto che, in pochi mesi, nulla è rimasto come prima dell’impero che fu. E’ scoppiata persino la coppia dei Ferragnez, che era diventata un vero e proprio brand con cui realizzare attività commerciali o anche solo benefiche.

Negozio Ferragni a Milano segno di crisi irreversibile

La caduta dell’influencer sui social non si arresta, comunque. I suoi follower su Instagram sono scesi sotto quota 28,9 milioni dagli oltre 29,7 milioni precedenti al caso Balocco. Ma non è tanto il numero il vero guaio. Il fatto è che dei rimanenti follower non c’è più la monetizzazione. E la chiusura del negozio Ferragni a Milano segnala che sia diventato molto difficile affidarsi al solo business dei prodotti a marchio. Anche perché la loro stessa distribuzione è complicata. Quali negozi vogliono offrire alla clientela scarpe, borse o gioielli dell’imprenditrice, rischiando un danno d’immagine, oltre che di rimanere con il magazzino colmo di scatoloni? Urge reinventarsi, magari attraverso nuove attività in cui non metterci direttamente la faccia.

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