Un decreto emanato il 31 marzo scorso dal presidente russo Vladimir Putin intima alle aziende occidentali di pagare il gas in rubli. Dopo settimane in cui si pensava che si trattasse di un bluff, l’Europa ha capito che Mosca stia facendo sul serio ed è iniziata una corsa contro il tempo per cercare di onorare i contratti con Gazprom senza violare formalmente le sanzioni comminate dall’Occidente contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Come sappiamo, diverse banche russe sono state espulse dallo SWIFT, il sistema internazionale dei pagamenti.

Inoltre, nessun cittadino ed entità potrà intrattenere relazioni di alcun tipo con la Banca di Russia.

Come la UE aggirerà le sue stesse sanzioni

E qui sorge il problema. Il pagamento del gas in rubli implica formalmente che una compagnia europea debba acquistare valuta locale dalla Banca di Russia, cedendole in cambio euro o dollari. E questo le sanzioni lo vietano. Nei giorni scorsi, ENI ha aperto un’interlocuzione con Bruxelles per accertarsi di rispettare l’embargo e al contempo i contratti stipulati con Gazprom. Nello scorso fine settimana, Mosca e Bruxelles hanno compiuto diversi passi in avanti in tal senso.

Come precisa il vice-presidente della Commissione, Frans Timmermans, i pagamenti del gas in rubli restano vietati. Ma ecco trovata la soluzione ipocrita per fingere il rispetto delle sanzioni. Gazprombank, vale a dire la banca del colosso energetico Gazprom, chiederà ai suoi clienti di aprire un doppio conto: uno in euro o dollari e l’altro in rubli. Il cliente pagherà la fattura accreditando sul primo la somma dovuta in euro o dollari. Successivamente, un operatore terzo provvederà a convertire tale somma in rubli. Per evitare l’intervento in questa fase della Banca di Russia – questa è la novità di questi giorni – agirà il Centro nazionale di compensazione russo.

L’Unione Europea, nel tentativo di uscire dalla partita senza perdere del tutto la faccia, richiede alle proprie compagnie di pubblicare una nota esplicita nella quale affermino di avere onorato del tutto il contratto attraverso pagamenti in euro o dollari.

Ma Bruxelles ha chiarito che non sarà consentita l’apertura del secondo conto, per cui resta incerta l’applicazione pratica della possibile soluzione di compromesso. Insomma, la fiera dell’ipocrisia: Tizio mi chiede 100 euro di pizzo, ma io devo mantenere la mia aura di cittadino onesto. Ed ecco che chiamo Caio, gli consegno 100 euro e gli dico che potrà farne ciò che vuole. Questi sa che dovrà semplicemente portare i soldi a Tizio e lo farà per mio conto. E così potrò andare in giro a partecipare alle manifestazioni anti-racket con la coscienza “pulita”.

Gas in rubli, ipocrita anche la Russia

L’esempio è volutamente estremo. La Russia non chiede alcun pizzo, ci sono semplicemente accordi commerciali di mezzo. Tuttavia, l’Europa contravviene ai propri stessi divieti. Il pagamento del gas in rubli è vietato, per cui lo facciamo avvenire tale in doppio tempo. D’altra parte, trattasi di ipocrisia anche l’atteggiamento della Russia. Finora Gazprom ha ricevuto i pagamenti in euro e dollari ed è stata costretta dalla fine di febbraio a convertirli in rubli per l’80%. Avrebbe potuto continuare su questa strada senza alcun problema. Invece, il Cremlino pretende di imporre agli europei una sorta di gogna, come dire “dovete pagare nella valuta del vostro nemico”. La verità fattuale è semplice: Russia e Occidente si combattono una guerra per procura in Ucraina, ma continuano a fare affari. Da febbraio, abbiamo versato ai russi la media di 850 milioni di euro al giorno tra petrolio e gas. Poi litighiamo sui termini di pagamento. E’ tutto mostruosamente stucchevole.

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