Il D-Day è arrivato. Tra qualche ora sapremo cosa avrà deciso la Banca Centrale Europea (BCE) al termine della quarta riunione del suo board di quest’anno. Il taglio dei tassi di interesse appare scontato, mentre i dubbi su cosa accadrà già al prossimo appuntamento di politica monetaria si moltiplicano. Sarà fondamentale più che mai curare la comunicazione ufficiale dell’istituto, tra bollettino post-board delle 14.15 e la successiva conferenza stampa del governatore Christine Lagarde.

Lagarde annuncerà taglio dei tassi con molti dubbi

Il compito è complicato.

La BCE si trova nell’inedita situazione di avviare il taglio dei tassi senza avere la certezza di poter proseguire su questa strada nei mesi successivi. Nel decennio passato, il predecessore Mario Draghi s’imbarcò su una nave carica di stimoli monetari, avendo ben precisa la destinazione, pur tra acque inesplorate. L’obiettivo era chiaro: allentare la policy per stimolare la ripresa dell’inflazione. L’ultima volta che decise una riduzione del costo del denaro fu nel settembre del 2019. I tassi sui depositi bancari scesero da -0,40% a -0,50%.

Lagarde sta, invece, per annunciare un taglio dei tassi rispetto al picco tenuto sin dal settembre scorso, ma non può prospettare alcuna direzione in conferenza stampa. L’inflazione nell’Eurozona è risalita a maggio al 2,6%, allontanandosi dal target del 2%. Il dato “core” è salito anch’esso al 2,9%. Ci sono anche diverse incognite che pesano sulle proiezioni macroeconomiche, tra cui le tensioni geopolitiche. Per fortuna, il prezzo del petrolio sta sgonfiandosi nelle ultime sedute, ma è presto e ancora poco per poter parlare di pericolo scampato sul fronte delle principali commodities. Nel frattempo, ad esempio, il gas sta risalendo ai massimi dell’anno per un guasto nel gasdotto norvegese che sta riducendo le consegne all’Europa.

Immagine BCE incerta

Per non vincolarsi ad alcun percorso precostituito, la BCE usa l’espressione “data dependent” per mostrarsi legata solamente al flusso dei dati che di volta in volta emergono dalle pubblicazioni ufficiali.

Tuttavia, non può neanche presentarsi ai mercati sprovvista si qualsiasi idea su quale direzione assumere nel futuro prossimo. Va bene leggere prima i dati, ma bisogna fornire pur sempre un minimo di certezze. Ed è questo il problema numero uno di Lagarde, che in passato è stata anche ribattezzata malignamente Madame Lagaffe. La francese è incline alle gaffe, vuoi per gli sproloqui, vuoi anche per la conoscenza non granitica dei meccanismi che stanno alla base di una banca centrale.

Il precedente drammatico del 2020

Tutti ricordiamo quell’infausto 12 marzo del 2020. L’Italia aveva annunciato qualche giorno prima il “lockdown” contro il Covid e, rispondendo a una domanda sui BTp, Lagarde rispose con un laconico “non siamo qui a restringere gli spread”. Le borse europee crollarono in media del 17%. Fu la peggiore seduta della loro storia. Il governatore fu costretto ad aggiustare il tiro con un’intervista rilasciata qualche ora più tardi per precisare la posizione di Francoforte.

Di gaffe meno drammatiche ne ha offerte parecchie in questi primi quattro anni e mezzo di mandato. Capita a volte che i mercati vadano nella direzione opposta a quella attesa dopo una conferenza stampa di Lagarde. Semplicemente, non la capiscono sempre nell’immediato. Il capoeconomista dell’istituto negli anni passati fu costretto a tenere chat segrete con investitori scelti a rotazione per spiegarne le dichiarazioni.

Lagarde a rischio gaffe oggi

Cosa accadrà questa volta? Sarà in grado una giurista internazionale a spiegare ai mercati perché la BCE abbia tagliato i tassi e non sappia se possa farlo ancora nei mesi successivi? Una banca centrale può risultare affidabile e riferimento per investitori, produttori, consumatori e lavoratori, se esterna indecisione sul da farsi? Lagarde dovrà evitare di essere sé stessa.

Compito non facile quando devi rispondere a decine di domande di giornalisti del settore. E diventa ancora più complicato se il board confermerà oggi posizioni divergenti al suo interno. I “falchi” invocano prudenza, le “colombe” vorrebbero un percorso già tracciato. A differenza dell’italiano, l’attuale governatore non ha mai avuto una posizione personale, optando per il ruolo del “consensus builder”.

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