Sarà un Natale con consumi in crescita per le famiglie italiane. Secondo una ricerca dell’Ipsos realizzata per Confcommercio, la spesa pro-capite per i regali è attesa a 233 euro in media, il 13% in più rispetto allo scorso anno. Al netto dell’inflazione, il dato resta di gran lunga positivo: +6%. In tutto, parliamo di 8 miliardi di euro contro i 7,1 miliardi del dicembre 2022.

Tredicesime più pesanti e occupazione record

E dire che il 2023 è stato un anno particolare per l’economia italiana. L’inizio era stato promettente, ma il secondo trimestre ha visto il PIL in calo, mentre nel terzo è risalito dello 0,1%.

Tuttavia, i consumi sono collassati in termini reali e la produzione industriale anche nel mese di ottobre, cioè all’inizio dell’ultimo trimestre, si è confermata in calo sia congiunturale che annuo.

A spingere i consumi di Natale concorrono, però, alcuni fattori positivi. Ci sono le tredicesime, che quest’anno sono stimate più pesanti del 2022. A percepirle sono 35 milioni di persone, di cui 18,9 milioni sono lavoratori e 16,1 milioni pensionati. In totale, qualcosa come circa 50 miliardi di euro netti, un dato atteso in crescita di 7-8 miliardi. I rinnovi di alcuni contratti hanno aumentato la retribuzione mensile, mentre il governo ha rafforzato il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35 mila euro lordi all’anno. Infine, l’occupazione è salita a livelli record: 61,8%, +458 mila in ottobre su base annua.

Consumi di Natale ancora inferiori al 2008

Lavorano più persone e con stipendi leggermente più alti rispetto allo scorso anno. Ed è così che anche il Black Friday è andato bene con spese effettuate per 4,31 miliardi, di cui 1,9 miliardi su negozi online. Pur tenendo conto di questi ultimi dati, la Cgia di Mestre nota come i consumi di Natale destinati ai regali siano fortemente diminuiti rispetto al 2008. Allora, viaggiavano sui 14-15 miliardi. Dunque, le famiglie italiane non si sono mai più riprese dalla pesante crisi finanziaria mondiale del 2008-’09.

Del resto, il PIL parla chiaro: al 2023 non risulta essere ancora tornato ai livelli reali del 2007.

Il buon andamento dei consumi a Natale non è soltanto indicativo dello stato di salute dell’economia italiana. Esso si rivela determinante per alcuni comparti merceologici. Basti pensare all’abbigliamento, che in queste settimane deve circa il 40% delle vendite realizzate nell’intero anno. Andare male a dicembre per alcuni negozi può significare rompersi l’osso del collo. La risalita attesa per questo mese segnalerebbe un certo ritrovato ottimismo tra le famiglie. La strada di abbassare la pressione fiscale sui redditi sembra corretta. Il governo l’ha iniziata ad imboccare, anche se in misura ancora marginale per gli scarsi margini di bilancio a disposizione.

L’inflazione fa meno paura

C’è da considerare anche che i consumi di Natale l’anno scorso risentivano del caro bollette. Il problema è grosso modo rientrato, grazie al crollo del prezzo del gas. E la benzina ora costa meno di 1,80 al litro in media con la modalità self service, mai così bassa da un anno a questa parte. A novembre, stando ai dati preliminari dell’Istat, l’inflazione italiana è scesa allo 0,8%. Era di dieci punti più alti un anno prima. Ciò non significa che tendenzialmente i prezzi al consumo siano scesi, ma perlomeno hanno smesso di salire di mese e mese. Anzi, per due mesi consecutivi hanno registrato una contrazione. Rispetto a settembre, quindi, il carovita si è leggermente già sgonfiato.

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