Il coronavirus ha mietuto oltre 23 mila vittime in Italia. Dopo la provincia dell’Hebei in Cina, la Lombardia si è trasformata nel secondo focolaio del virus covid-19, venendo poi seguita da Madrid, New York e Bruxelles. Quando si era capito che il coronavirus avrebbe avuto conseguenze ben più gravi rispetto a una comune influenza, un team internazionale di scienziati a guida italiana aveva avviato uno studio approfondito per determinare un modello predittivo dei morti.

Lo stop non avrebbe inciso sulla curva del numero delle vittime

Dal modello in questione, esteso poi a nazioni come Germania e Svezia, si evince che il lockdown imposto dal governo italiano non abbia inciso più di tanto sulla curva del numero delle vittime, che si ripete uguale sia in Germania che in Svezia (Paesi dove le misure sono state meno restrittive).

Lo studio italiano sull’efficacia o meno del lockdown contro il coronavirus

Il modello predittivo sviluppato dall’ingegnere esperto di big data Alberto Giovanni Gerli si basa sull’andamento della curva dei contagi e delle persone decedute nei primi 17 giorni, prima cioè che vengano messe in atto le misure restrittive da parte delle nazioni più colpite dal covid-19. I numeri snocciolati da Gerli tramite il suo modello matematico sono sorprendenti: le previsioni parlavano di 23.873 morti entro il 18 aprile, mentre il numero reale dei decessi è stato 23.227. La stessa precisione è stata riscontrata anche per le nazioni di Germania e Svezia. La correlazione tra dati stimati e reali è superiore al 99 per cento.

Hanno partecipato allo studio a guida italiana J. Christian Virchow (Università di Rostock), Joan Soriano (Università di Madrid), Giorgio Walter Canonica (Università di Milano), Monica Miozzo (Università di Milano), Giovanni Sotgiu (Università di Sassari), oltre al già citato Alberto Giovanni Gerli (ingegnere di big data). A coordinare il gruppo di scienziati è stato il professore ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio Stefano Centanni (Università di Milano).

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