I tre partiti della maggioranza “semaforo” hanno trovato un accordo sul bilancio del 2024. Il cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato soddisfatto, mercoledì pomeriggio, che il suo governo terrà fede alla promessa di implementare la transizione energetica e di continuare a sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia. Ma la verità è che la Germania resta in balìa di una maggioranza parlamentare rissosa, che oggi come oggi sarebbe netta minoranza tra gli elettori.

Guerra ucraina schermo per crisi di bilancio

Dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo lo spostamento di voci di spesa a carico di 29 veicoli speciali per un ammontare di 869 miliardi di euro, per l’anno prossimo è emerso un “buco” di 17 miliardi da coprire.

Socialdemocratici, Verdi e liberali non hanno svelato come ripianeranno tale disavanzo. Scholz si è limitato ad avvertire che saranno necessari tagli alla spesa pubblica. Quali? Probabilmente saranno ridotti gli incentivi per pannelli solari, auto elettriche e i sussidi a favore del diesel in agricoltura, mentre sarà imposta una tassa sulla plastica. Quest’ultima misura porterebbe 1,4 miliardi di euro nelle casse dello stato.

Ma la verità è che il governo Scholz, travolto dall’impopolarità, non sta riuscendo ad accordarsi al suo interno da settimane sulle misure da implementare per fronteggiare la crisi di bilancio dopo la sentenza di Karlsruhe. Ed ecco spuntare dalle parole del cancelliere una possibile via d’uscita. Dal 2024 tornerà in auge il cosiddetto “freno al debito”, che limita allo 0,35% del PIL il disavanzo fiscale. Tuttavia, ha spiegato, se gli Stati Uniti ridurranno il sostegno finanziario all’Ucraina o dovessero emergere difficoltà ulteriori contro la Russia, la Germania dovrà aumentare i propri stanziamenti in favore di Kiev. E ciò impedirebbe al governo di rispettare le sue stesse regole di bilancio.

Economia ferma, opposizioni parlano di “trucco”

Il leader dell’opposizione cristiano-democratico, Friedrich Merz, ha definito questo accordo “un trucco”, notando come Scholz e i partiti che lo sostengono vogliano sfruttare la guerra ucraina per violare il Schuldenbremse. Praticamente, la Germania si auto-concede flessibilità in virtù della situazione geopolitica e in sede europea sta negando proprio in queste ore che gli aiuti a Kiev possano essere scorporati dal deficit ai fini del Patto di stabilità.

Una posizione contraddittoria, furba, ambigua, imbarazzante e figlia anche della disperazione.

Intanto, l’Ifo ha tagliato allo 0,9% le stime di crescita del PIL tedesco per il 2024, avvertendo che il dato potrà risultare inferiore nel caso in cui ci fossero tagli al bilancio per 20 miliardi. Una debolezza superiore alle attese è paventata già per il quarto trimestre di quest’anno. Anche a seguito delle incertezze sul prossimo budget, le famiglie starebbero riducendo i consumi e aumentando la propensione al risparmio.

Germania debole, rischio paralisi UE

Trovare una vera intesa sarà complicato, specie sotto elezioni europee. I Verdi si battono per finanziare la transizione energetica anche a colpi di deficit. I socialdemocratici opterebbero finanche per sospendere il freno al debito per l’anno prossimo, ma l’FDP del ministro delle Finanze, Christian Lindner, non può concedere più di tanto agli alleati. In caduta verticale nei consensi, rischia di restare fuori dal Bundestag alle prossime elezioni. La sua bandiera è sempre stata la responsabilità fiscale e per questo già accusa un duro colpo all’immagine dopo che la Corte Costituzionale ha svelato i trucchi di bilancio per nascondere il ricorso al debito.

Il fatto è che ogni volta che la Germania è debole politicamente, anziché rafforzare la posizione dei partner europei, finisce per paralizzare il funzionamento delle istituzioni comunitarie. E’ stato anche il tragico film della crisi in Grecia nel decennio passato. Divisa sul da farsi, ha bloccato per anni qualsiasi intesa risolutiva, alimentando tensioni finanziarie e politiche ben evitabili.

Stavolta, è anche peggio. La coalizione di governo non si regge in piedi. E all’opposizione la destra euroscettica dell’AfD è seconda nei sondaggi dopo i cristiano-democratici. Le elezioni anticipate per il momento si escludono come sbocco naturale della crisi proprio per questa ragione. Sarebbero, però, un esito più che ragionevole per ridare smalto a una politica federale sempre più impantanata tra liti ideologiche e ostacoli legali.

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