Anche il terzo collocamento del BTp Valore (ISIN: IT0005583478) si sta rivelando un forte successo. Al termine della terza giornata, gli ordini delle famiglie erano stati ieri per 14,67 miliardi di euro. Le prime due emissioni di giugno e ottobre dello scorso anno raccolsero complessivamente 18,3 e 17,2 miliardi al termine della quinta giornata. Non può che esservi soddisfazione per la premier Giorgia Meloni, ribadita ieri nel corso di un’intervista su Rai2. Ella ha sottolineato come adesso “siamo un po’ più padroni del nostro destino”, riferendosi alle maggiori detenzioni di titoli di stato tra i risparmiatori domestici negli ultimi due anni.

Mercati inizialmente timorosi

Meloni ha vinto la sua personale scommessa con i mercati finanziari. Quando entrò a Palazzo Chigi, sulle sue spalle gravava l’onta del 2011. L’ultimo governo di centro-destra che vi era stato prima, guidato da Silvio Berlusconi, era stato nei fatti “cacciato” via dal boom dello spread. La coalizione da lei guidata per oltre un decennio era stata considerata incapace di gestire una situazione di crisi e persino tossica per la stabilità finanziaria del Bel Paese. Il pregiudizio era forte e la paura di commettere un errore che ne compromettesse il prosieguo della legislatura fu inizialmente tanta. Non lo nega persino la diretta interessata.

I successi sotto il governo Meloni

Quando è trascorso meno di un anno e mezzo dalla nascita del governo, possiamo affermare che le cose siano andate in una direzione totalmente diversa da quella temuta. Piazza Affari è salita di oltre il 50%, cancellando le perdite accusate con la crisi finanziaria del 2008. Lo spread è crollato di quasi 100 punti base, mentre tra le famiglie italiane si è scatenata una corsa ai BTp impensabile per dimensioni e durata. Solamente sotto l’attuale esecutivo, tra BTp Italia (per la parte relativa alla Fase 1) e BTp Valore ci sono state ad oggi sottoscrizioni retail superiori a 66 miliardi di euro.

Nessuno più addita il centro-destra di attentare alla sicurezza dei risparmi degli italiani. Siamo in una situazione affatto paragonabile con quella che si venne a creare nel maggio 2018 con le trattative per la nascita del governo “giallo-verde” di Giuseppe Conte. Meloni è percepita una leader credibile e prudente in materia fiscale. I conti pubblici non sono stati risanati rispetto agli immensi deficit ereditati con la pandemia. Complice la “voragine” del Superbonus, siamo lontani da una condizione di equilibrio di bilancio. Tuttavia, la spesa è stata mantenuta sotto controllo e le entrate fiscali continuano a salire anche più dell’inflazione.

Le misure apprezzate dai mercati

I mercati hanno apprezzato del governo Meloni anche la capacità di tenere la barra dritta in tema di alleanze internazionali. L’Italia è tra i principali sostenitori dell’Ucraina e di Israele in questa fase. Colpi di testa in materia economica non se ne sono visti. Anzi, sono state introdotte misure anche impopolari, tra cui spiccano l’abolizione del reddito di cittadinanza, la deindicizzazione delle pensioni per importi superiori alle quattro volte il trattamento minimo e la cancellazione dello sconto sulle accise per il carburante.

Sul Pnrr, grande test per la sclerotica Pubblica Amministrazione italiana, è arrivato nei giorni scorsi il plauso della Commissione europea, che ha riconosciuto il fatto che siamo ad oggi primi per risorse incassate e stanziate. Resta il fatto che la percentuale degli impegni sia ancora fin troppo bassa.

Più lavoro e meno sussidi

In generale, la politica economica di Meloni possiamo riassumerla con uno slogan: meno sussidi, più lavoro. E questo ai mercati piace, perché rassicura sulla visione che si ha del Paese. L’occupazione è salita a livelli record in termini sia percentuali che assoluti. Allo stesso tempo, il sussidio a tempo indeterminato per gli “occupabili” (under 60, persone abili al lavoro e senza minorenni a carico) è stato eliminato e rimpiazzato da aiuti mirati e temporanei.

L’idea è di rendere più appetibile il lavoro, non l’assistenza.

La corsa al BTp Valore di questi giorni non ha a che vedere troppo con queste considerazioni. E’ il rendimento la guida principale, se non unica, che spinge le famiglie a investire nel debito pubblico. Tuttavia, il clima generale influisce sulle scelte individuali. Nel novembre del 2018, l’emissione del BTp Italia andò deserta. Tra le famiglie furono raccolte poche centinaia di milioni di euro di ordini, complice certamente la bassa inflazione del tempo. Ma spaventò più di ogni altra cosa la condotta fiscale irresponsabile portata avanti dai due leader della maggioranza: Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Meloni ha normalizzato il centro-destra

L’anomalia di un centro-destra in rotta di collisione con i mercati è stata spazzata via. La lotta politica si è inevitabilmente spostata su altre direttrici. E questo è salutare per il sistema politico e istituzionale. Meloni ha normalizzato la coalizione che guida. E’ riuscita sinora a tenere a bada il partito della spesa, storicamente fortissimo e trasversale ad ogni coalizione e gruppo parlamentare. Non è poco per colei sulla quale fino a sedici mesi fa aleggiava il pregiudizio che avrebbe fatto precipitare l’Italia nel baratro con politiche insostenibili.

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