E’ stata una seduta drammatica quella di ieri per Ryanair, che ha perso in borsa il 15,41%. Il crollo è arrivato dopo che la compagnia aerea ha pubblicato i dati relativi al trimestre aprile-giugno, il primo del suo nuovo esercizio. Nel periodo i profitti si sono quasi dimezzati (-46%) a 360 milioni di euro, mentre i ricavi sono scesi solo leggermente (-1%) a 3,63 miliardi. Giù anche il “load factor” dell’1% al 94%, cioè il tasso di occupazione dei sedili degli aerei rispetto a quelli complessivi.

In controtendenza il numero dei passeggeri: +10% a 55,5 milioni.

O’Leary sorpreso da dicotomia passeggeri-profitti

E questo è un dato che il CEO Michael O’Leary, noto per le sue dichiarazioni al vetriolo, non riesce granché a spiegarsi. Intervistato dal Corriere della Sera, osserva che la gente continua a voler volare di più, ma volendo spendere di meno. Probabile, spiega, che stiano incidendo le altre spese sostenute, le quali riducono la capacità di acquisto delle persone.

Tendenza generalizzata tra compagnie aeree europee

Fatto sta che Ryanair, colosso low cost per antonomasia, è stato travolto dalle vendite in borsa per risultati in sé affatto negativi, ma molto meno generosi delle aspettative e nel raffronto annuale. Una tendenza, tuttavia, che sta riguardando un po’ tutte le grandi compagnie aeree europee (e non solo). Basti guardare all’andamento dei relativi titoli in borsa. Anche Oltreoceano si tagliano le tariffe per stimolare le prenotazioni. A tale proposito, O’Leary snocciola alcuni dati: già prenotati il 95% dei posti per luglio, il 74% per agosto e il 40% per settembre.

Certo, c’è da dire che quest’anno la Pasqua è caduta a fine marzo, cioè nel primo trimestre, e ciò ha contribuito a deprimere i numeri del secondo trimestre. Ma O’Leary non ci gira troppo intorno e parla di tendenza chiara. Quando le tariffe più basse sono state tolte, i voli Ryanair hanno trovato più difficoltà a vendere i posti con le tariffe più alte.

Dalla sua, però, il manager fa notare che la compagnia irlandese ha le grandi dimensioni e i bassi costi operativi. In altre parole, ritiene che sia un bene che le tariffe scendano e che la concorrenza aumenti, perché ciò farà il bene del consumatore. D’altra parte, i rivali risulterebbero meno attrezzati per fronteggiare una fase di riduzione dei margini di profitto.

Numeri Ryanair segnano fine della sbornia

E’ finita la bolla, quella che era stata alimentata dalla fine della pandemia. Gli europei vogliono volare, partire, andare in vacanza e divertirsi, ma non ad ogni costo. Anche perché i prezzi folli degli anni passati sono stati sostenuti perlopiù attingendo ai risparmi, i quali non sono notoriamente un pozzo senza fondo. Se persino Ryanair paga lo scotto di una fase cessata, c’è da credere che agli altri stia andando anche peggio. E le presenze nei lidi a -70/80% a Gallipoli simboleggiano la fine di una sbornia, che aveva convinto in tanti che le leggi del mercato fossero cambiate in loro favore quasi per mistero e senza la necessità di muovere un dito per meritare tanta manna dal cielo.

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