Anche a maggio l’inflazione italiana è stata stimata preliminarmente dall’Istat allo 0,8%. Nel frattempo, nell’Eurozona è risalita al 2,6%. E’ stato l’ottavo mese consecutivo in cui l’Italia ha registrato un aumento tendenziale dei prezzi inferiore alla media nell’unione monetaria. Buone notizie per le famiglie italiane, che hanno accusato una forte riduzione del potere di acquisto nel biennio passato. Invece, dal settembre scorso, ultimo mese in cui l’inflazione italiana (al 5,34%) risultò sopra il target del 2% della Banca Centrale Europea (BCE), la variazione dei prezzi risulta essere stata sostanzialmente nulla.

Misery Index crollato

Non c’è dubbio che si tratti di un trend positivo. I prezzi al consumo hanno smesso di salire, anche se nel confronto annuo lo stanno ancora facendo, pur in misura marginale. E c’è un altro dato macroeconomico che sorprende in positivo, cioè l’andamento del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione ad aprile è sceso al 6,9%, ai minimi dalla fine del 2008. Il tasso di occupazione è salito, invece, ai massimi di sempre: 62,3%.

Abbiamo preso i dati sull’inflazione italiana e sulla disoccupazione. La loro somma esita quello che gli economisti definiscono il Misery Index, letteralmente “tasso di miseria”. Nell’ottobre del 2022, la prima era all’apice con l’11,84% e la seconda si attestava al 7,8%. L’indice in Italia saliva alla percentuale preoccupante del 19,64%. Nell’aprile scorso, ultimo mese per il quale disponiamo di entrambi i dati, risultava sceso al 7,7%. In un anno e mezzo esatto, un crollo vicino al 12%. Per coincidenza, l’ottobre del 2022 segna anche l’avvio del governo Meloni. La prima premier donna nel Bel Paese può vantare, dunque, un netto miglioramento dell’indice di disagio altamente monitorato dagli analisti per trarre qualche considerazione sulle condizioni sociali di un’economia.

Tassi BCE ora troppo alti in Italia

A fronte di tali numeri, c’è un dato che deve farci riflettere.

Fino a questo momento, la BCE tiene i tassi di interesse al 4,50%. Tale livello risulta essere dell’1,90% sopra l’inflazione media nell’area, ma di ben il 3,70% sopra l’inflazione italiana. Cosa vuol dire in pratica? In termini reali, il costo del denaro in Italia risulta molto più alto – circa il doppio – che nel resto dell’Eurozona. E questo contribuisce, a sua volta, a comprimere la crescita dei prezzi al consumo. Più alti i tassi reali, maggiore l’impatto su consumi, investimenti e risparmi.

Inflazione italiana verso crescita negativa?

Anche per questo una “colomba” come Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, freme per ottenere il taglio dei tassi di interesse. Esso arriverà certamente al board di questa settimana, mentre resta poco probabile un secondo a luglio. Non sarebbe solo una questione di Nord contro Sud Europa, come spesso capita a Francoforte, bensì di bassa contro alta inflazione. Il rischio di protrarre a lungo una simile situazione per l’Italia sarebbe di scivolare nella deflazione contestualmente ad una contrazione della crescita. Sinora, il Pil italiano performa meglio della media nell’area: +0,3% nel primo trimestre contro il +0,2%. E anche questo sta sorprendendo in positivo.

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