L’attesa è finita e non ha tradito le aspettative del mercato. Ieri, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato la riduzione dei tassi di interesse a partire dal prossimo 12 giugno per lo 0,25%. I tassi di riferimento scenderanno al 4,25%, sui prestiti marginali al 4,50% e sui depositi bancari al 3,75%. A giubilare sono senz’altro le famiglie con esposizioni verso banche e società finanziarie, in particolare coloro che hanno contratto negli anni recenti mutui variabili e quanti intendano stipulare contratti per mutui fissi.

Cerchiamo di capire cosa può accadere loro dopo la decisione di Francoforte.

Taglio dei tassi BCE anticipato dal mercato

I mutui variabili prevedono il pagamento di rate mensili legate perlopiù all’Euribor a 3 mesi. Questo è un tasso di mercato a sua volta strettamente legato a quello fissato dalla BCE sui suoi depositi da parte delle banche commerciali dell’Eurozona. Fino al luglio del 2022 era negativo, cioè paradossalmente i depositari di liquidità “pagavano” la banca centrale per parcheggiarla presso di sé. Fino a ieri era stato portato al 4% e a quel livello si è trovato per mesi proprio l’Euribor a 3 mesi.

Ma già alla vigilia del taglio dei tassi, questi era sceso al 3,75%, scontando appieno il taglio dello 0,25%. Ricordatevi che i mercati tendono sempre ad anticipare le mosse altrui, non si fanno cogliere di sorpresa per quanto possibile. E che la BCE avrebbe tagliato i tassi era da settimane il segreto di pulcinella. Dunque, cosa accadrà ai mutui variabili? Scontando lo 0,25% su un importo medio di 140.000 euro e della durata di 25 anni e ipotizzando uno spread dell’1%, otteniamo che la rata scenderà di una ventina di euro al mese. Tuttavia, rispetto all’ultima rata mensile pagata, probabile che la riduzione sia minima, quasi impercettibile. Ripetiamo: già nei mesi passati i tassi di mercato erano scesi e i benefici per le famiglie sono stati parzialmente anticipati.

Mutui fissi già con rate più leggere

Passiamo dai mutui variabili ai mutui fissi. Va da sé che la stessa espressione suggerisce che nulla cambierà per i sottoscrittori. Le novità riguarderebbero, semmai, i nuovi clienti. Ma qui il legame con i tassi BCE è un po’ meno diretto. L’Eurirs alle varie scadenze riflette le aspettative d’inflazione, che a loro volta sono influenzate dai tassi e si riflettono su di essi. L’Associazione bancaria italiana ha reso noto che ad aprile il tasso medio applicato dalle banche ai nuovi mutui (fissi e variabili) è stato del 3,67%, giù dall’apice del 4,50% nel novembre scorso. Poiché da mesi le nuove erogazioni stanno riguardando quasi totalmente i mutui fissi, possiamo considerare i dati una sorta di proxy per questo segmento di mercato.

Ebbene, già oggi su un nuovo mutuo medio dalle caratteristiche sopra indicate una famiglia italiana risparmia quasi 65 euro al mese rispetto ai massimi di novembre. Il risparmio annuo ammonterebbe, quindi, a quasi 775 euro e quello complessivo fino alla scadenza in oltre 19.340 euro. Questo non vuol dire che per i mutui variabili e per i nuovi fissi non siano possibili ulteriori riduzioni dei tassi. Anzi, stando proprio ai futures sull’Euribor a 3 mesi, a fine anno questo tasso di riferimento scenderà al 3,40%. Dunque, rispetto ad oltre un altro terzo di punto percentuale in meno. Nell’esempio sopra esposto, un ulteriore risparmio di quasi 30 euro al mese, intorno ai 330 in un anno.

Mutui variabili meno cari dopo l’estate?

Quanto ai mutui fissi, c’è da dire che l’Eurirs si è mostrato in rialzo rispetto ai minimi toccati a fine 2023. Il mercato aveva scommesso su un crollo veloce dell’inflazione nell’Eurozona, che non c’è stato. Anzi, a maggio è persino risalita al 2,6%, frustrando i piani della BCE, che ieri ha anche alzato le previsioni per il biennio 2024-2025.

Probabilissimo un rinvio del secondo taglio a settembre. I mutui variabili vedrebbero scendere in misura percettibile la rata ancora una volta in tarda estate o subito dopo.

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