Mancano tre giorni alle elezioni anticipate in Francia e il responsabile della comunicazione dell’Eliseo ha ammesso di non disporre di dati con cui suggerire ai deputati di Renaissance se convenga loro mostrarsi schierati con il presidente Emmanuel Macron o meno. Da quando questi ha sciolto a sorpresa l’Assemblea Nazionale la sera del 9 giugno, la maggioranza uscente è scioccata e contrariata con il suo leader. Ritiene che, nel migliore scenario possibile, abbia ridotto la rappresentanza dei deputati centristi. In realtà, i sondaggi narrano una storia ben più inquietante: la coalizione oggi al governo arriverà terza, alle spalle del fronte popolare di sinistra e quasi doppiata dalla destra lepenista.

Rischia di conquistare un’esigua minoranza di seggi, uscendo probabilmente più che dimezzata in termini di rappresentanza.

Personalità ormai tossica

Macron ha dichiarato sin dall’inizio di questa campagna elettorale flash che non interverrà nel dibattito politico, essendo il presidente di tutti. La verità è molto più banale: è consapevole che la stragrande maggioranza dei francesi gli è contraria. Di più: qualsiasi cosa dica, ottiene l’effetto contrario. Se anche solo notasse che oggi sia una bella giornata di sole, per reazione i suoi compatrioti dichiarerebbero che sia una giornata uggiosa.

L’attuale inquilino dell’Eliseo non è mai stato amatissimo in Francia. Ha vinto nettamente due tornate elettorali nel 2017 e nel 2022, ma più per la fortuna di avere avuto come principale avversaria quella Marine Le Pen ancora giudicata impresentabile da quel “cordone sanitario repubblicano” squagliatosi nelle ultime settimane. L’arroganza è stato il suo principale difetto sin dall’inizio, ma è negli ultimi tempi che sembra diventato insostenibile agli occhi dei francesi. C’entra molto la riforma delle pensioni, approvata lo scorso anno e che ha provocato tensioni sociali fortissime.

Francesi contrari all’Eliseo

Più di tre elettori su quattro sono ormai contrari all’operato del governo.

Non c’è ragione che tenga. Che siano di destra o di sinistra, il loro unico desiderio è che Macron vada via. Dovranno sopportarlo fino al 2027, perché questo prevede la Costituzione, indipendentemente che abbia o meno la maggioranza parlamentare dopo il 7 luglio. Ma è così inviso che la sua presenza sembra diventata tossica. Avete presente Chiara Ferragni dopo il “pandoro-gate“? Improvvisamente, l’influencer è diventata un’appestata sui media. Fino al giorno della notizia della multa dell’Antitrust, trasformava in oro tutto ciò che toccava.

Macron sta subendo la stessa sorte. E anche sul piano internazionale non gli va meglio. La sua proverbiale arroganza sta agendo in questi giorni con la volontà di chiudere le nomine europee prima di perdere le elezioni in patria e indebolirsi ulteriormente. Questo atteggiamento indispone un po’ tutti, perché è sintomatico di una visione profondamente allergica alle regole comuni. Tra le altre cose, i francesi gli rimproverano in queste settimane proprio di essere andato contro le regole del gioco, sciogliendo l’Assemblea Nazionale per una questione personale e non per il bene delle istituzioni che rappresenta e che rischia di gettare nel caos.

Macron con idee spesso giuste e modi sbagliati

Sbaglia chi pensa che Macron proponga sempre e comunque idee e soluzioni sbagliate. Il suo programma riformatore andava nella direzione giusta: rendere l’economia francese più libera, meno tartassata e aperta, nonché tendere a una sorta di “sovranismo” europeo per competere più alla pari con giganti come Stati Uniti e Cina. Il suo caso, tuttavia, conferma che le idee camminano sempre sulle gambe delle persone. E se queste sono prive di empatia o risultano radioattive ai più, rischiano di ottenere il risultato contrario a quello desiderato.

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