Il 2023 è iniziato molto male per i nuovi sottoscrittori di mutui, dato che i tassi d’interesse sono letteralmente esplosi. Lo sostiene l’ultimo rapporto dell’Associazione bancaria italiana relativa proprio al mese scorso. Sulle nuove erogazioni, i tassi medi praticati dagli istituti di credito italiani sono saliti al 3,53% dal 3,01% di dicembre. Un balzo di oltre mezzo punto percentuale in appena trenta giorni. Per trovare un dato più alto dobbiamo tornare indietro di nove anni, cioè ai primi mesi del 2014. Poco prima della pandemia, invece, cioè appena tre anni fa, i tassi medi praticati dalle banche sulle nuove erogazioni erano ancora all’1,45%.

Il balzo di gennaio è stato senza dubbio impressionante, uno dei più forti di sempre. Le rate sono così aumentate per i vecchi sottoscrittori di mutui a tasso variabile e per tutti i nuovi sottoscrittori di mutui a tasso fisso o variabile. Basta guardare all’andamento del mercato per capire cosa stia succedendo. L’Euribor a 3 mesi, a cui sono agganciati per gran parte i mutui a tasso variabile, è salito al 2,65% attuale da meno del 2% di inizio dicembre scorso. E stava a -0,57% all’inizio del 2022. L’IRS a 25 anni, riferimento per i mutui a tasso fisso della durata più diffusa in Italia, è passato da meno del 2,20% di inizio dicembre al 2,50%. Debuttava nel gennaio dello scorso anno allo 0,57%.

Tassi mutui su nei prossimi mesi

La corsa dei tassi sui mutui, purtroppo, non è finita. Il mercato prevede che l’Euribor a 3 mesi raggiungerà il suo massimo entro il prossimo mese di settembre, quando arriverà al 3,70%. Significa che rispetto ad oggi vi sarebbe una lievitazione ulteriore dell’1% o 100 punti base. Per un capitale da rimborsare di 100.000 euro e con durata residua di 20 anni, immaginando uno spread dell’1%, ciò porterebbe la rata mensile dai 563 euro di gennaio ai 643 di settembre: +80 euro, pari al +14%.

Nel gennaio dello scorso anno, lo stesso mutuo ci avrebbe fatto pagare una rata di 435 euro. Da allora fino al massimo atteso dal mercato, +210 euro, ossia +48%.

E’ verosimile che questo salasso stia già tenendo le famiglie alla larga dalle banche. E ciò starebbe portando a una lieve flessione dei prezzi delle case, come segnala Idealista.it per il mercato dell’usato: -0,3% a gennaio su dicembre. L’aspetto positivo di questo trend è che i tassi sui mutui non resterebbero alti per troppo tempo. L’Euribor a 3 mesi è atteso in calo al 3% già alla fine del 2024. E c’è anche da dire che una discesa più rapida sarebbe possibile con il calo dell’inflazione. A quel punto, il mercato inizierebbe a scontare un taglio dei tassi. A beneficiarne sarebbero principalmente i mutui a tasso fisso, dato che l’IRS alle scadenze più lunghe tende a riflettere di più le aspettative d’inflazione.

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