E’ stata un’edizione praticamente perfetta in termini di risultati. La 72-esima del Festival di Sanremo è stata condotta da Amadeus per il terzo anno consecutivo e ha portato a casa una media di ascolti mai così alta dal 2000, quando a presentare fu Fabio Fazio insieme a Luciano Pavarotti, Teo Teocoli e Ines Sastres. Parliamo di oltre 11 milioni di telespettatori nelle cinque serate, pari a uno share del 58%, il quale sale al 66% nella quinta e ultima serata.

In casa RAI, la soddisfazione è palpabile.

Questo è stato il Festival di Sanremo del ritorno alla normalità, sebbene le mascherine indossate dal pubblico al Teatro Ariston abbiano tradito la fase ancora di non cessata emergenza sanitaria. Gian Paolo Tagliavia, amministratore delegato di RAI Pubblicità, concessionaria della TV di stato, ha commentato molto soddisfatto il boom dei dati sul digitale. I contenuti on demand sono stati 21,5 milioni, di cui 8 nell’ultima serata, segnando un rialzo del 45% sul 2021. Considerate anche le visualizzazioni in live streaming, il dato sale a 29,5 milioni, +48%. E le interazioni sui social sono aumentate del 13% a 33,6 milioni. In dettaglio, Facebook +76%, Twitter +22% e YouTube +29%.

Questi numeri sono particolarmente positivi per la RAI, perché Tagliavia spiega che gli spazi pubblicitari sul digitale sono andati venduti ancor prima di quelli televisivi. Si tratta di un mercato molto ambito, anche perché riguarda particolarmente un’utenza più giovane, per cui anche più interessante sotto il profilo delle abitudini di consumo. Ed è con ogni probabilità qui che la RAI vorrà scommettere per il prossimo anno quando dovrà vendere nuovamente gli spazi per la 73-esima edizione di Sanremo.

Fatturato Sanremo e costo pubblicità su

In generale, il fatturato incassato è stato di 42 milioni di euro, il 10% in più dello scorso anno. Sui costi non abbiamo certezze, ma trapela che sarebbero stati appena inferiori a quelli del 2021, quando si attestarono presumibilmente sui 17,3 milioni.

Dunque, è possibile ipotizzare che il Festival di Sanremo 2022 abbia fruttato alla RAI un utile di 25 milioni. E’ dal 2015 che la TV di stato riesce a incassare più di quanto spende per la manifestazione canora. Il fatturato equivale a quasi l’8% della raccolta pubblicitaria annuale, come se il festival equivalesse a un mese di spot mandati in onda su tutte le reti della TV pubblica.

Teniamo conto che la RAI riesce a chiudere i conti in sostanziale pareggio, per cui senza il margine ottenuto con Sanremo andrebbe in rosso. Eppure, malgrado i risultati straordinariamente positivi, a Viale Mazzini è rimasto un po’ di amaro in bocca per il semplice fatto che i conti sarebbero potuti andare anche meglio. La nuova legge sull’affollamento pubblicitario ha ridotto del 9% il tempo dedicato agli spot nella fascia oraria tra le ore 18 e 24. Pertanto, la RAI ha potuto mandare in onda meno secondi e per cercare di concentrarli durante le ore clou del festival, ha eliminato gli spot tra le 18 e le 20.30.

Rispetto allo scorso anno, la pubblicità trasmessa nelle ore del festival è costata agli inserzionisti il 15% in più. Tanto per rendervi l’idea, uno spot di 30 secondi è stato venduto a 406.000 euro nel blocco delle ore 23.25 nella serata di sabato. Poiché il costo è deciso in base ai dati degli ascolti dell’edizione precedente, la RAI si è assicurata per il 2023 un fatturato tendenzialmente ancora più ricco. Oltretutto, è emerso che gli ascolti durante gli spot siano stati superiori alle attese. E a questo dato gli inserzionisti guardano con attenzione per capire quanti telespettatori effettivamente guardino la pubblicità senza cambiare canale. Insomma, si direbbe che sia andata così bene che Amadeus rischi di finire come il presidente Sergio Mattarella, a “sacrificarsi” per il quarto anno di fila per il bene dell’azienda.

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