I film americani ci hanno abituati sin da piccoli alla scarcerazione di un arrestato su cauzione. Diciamo subito che questo istituto esiste solamente negli USA e nelle Isole Filippine. In Italia, dove il ricorso eccessivo alla carcerazione preventiva è un problema mai risolto, quando si viene arrestati non si esce dal carcere sulla base di alcun versamento di denaro. Premesso ciò, come funziona negli States?
Qui, quando si finisce in manette, il giudice fissa una cauzione per consentire all’imputato di attendere il processo in libertà.
In un certo senso, il versamento riduce il rischio di fuga per chi viene arrestato. La legislazione varia di stato in stato, ma emerge che il giudice può non riconoscere la scarcerazione dietro cauzione per le accuse di reato molto gravi o quando sussiste un elevato pericolo di fuga.
Questo sistema evita il sovraffollamento delle carceri americane da un lato, dall’altro i detrattori sostengono che sia discriminatorio verso la parte della popolazione più povera. Chi non ha soldi per pagare la cauzione resta in carcere e poiché la data del processo può essere fissata anche dopo diversi mesi, significa privare della libertà una persona per un periodo anche non breve della sua esistenza. E poiché le fasce di povertà si concentrano tra le minoranze, di fatto alcuni sostengono che la cauzione colpisca particolarmente neri e ispanici.
L’industria della cauzione a sostegno dei più poveri
Ma il funzionamento della cauzione è più complesso.
Chi non può permettersi un garante della cauzione può ottenere lo stesso il pagamento, ma a quel punto la società pretenderà dall’imputato il pagamento del 10% senza restituzione e spesso anche la garanzia reale di un immobile o un’auto. La commissione viene ripartita tra società e agente (“bail agent”), con quest’ultimo a fare da tramite tra i due, un po’ come nel caso di una Rc auto in Italia.
Secondo Reuters, le società attive in questo business hanno speso 17 milioni di dollari per fare lobbying contro i tentativi in vari stati (California, Texas, Florida, Colorado, etc.) di alcune associazioni di riformare il sistema, finanche abolendo l’istituto della cauzione. E non si fa difficoltà a capire perché. Il giro d’affari è stimato in 15 miliardi all’anno e l’utile lordo è generalmente altissimo, dato che sono in pochi a fuggire e i costi risultano contenuti. E solamente sei società posseggono il 76% del mercato americano.
Lo scontro con gli stati liberal
L’industria sta aumentando da tempo la pubblicità sui social, specie su Facebook, per spiegare come l’istituto della cauzione non solo non crei alcuna discriminazione a discapito di poveri e minoranze, ma anzi conterrebbe la criminalità e aumenterebbe la sicurezza nelle strade.
Caso emblematico anche la California, dove una legge del 2018 consentiva la scarcerazione per i reati minori, assegnando al giudice anche l’opportunità di valutare l’effettivo rischio di fuga dell’imputato con l’ausilio di un algoritmo. Un referendum tenutosi il 3 novembre scorso, lo stesso giorno delle elezioni presidenziali e per il rinnovo del Congresso, bocciò la legge con il 56,4%. La “American Bail Coalition” ha potuto così festeggiare un’altra sua importante vittoria dopo avere speso più di 7 milioni per convincere i cittadini degli effetti negativi della proposta dello stato.