Il prezzo del cacao è salito ai nuovi massimi storici nella seduta di ieri, raggiungendo i 6.880 dollari a tonnellata. La quotazione si mostra in rialzo del 150% in un anno. E la causa di questo boom è sempre l’Africa, dove si producono i tre quarti dei chicchi raccolti in tutto il mondo. Tra l’1 ottobre e il 18 febbraio, la Costa d’Avorio ha esportato appena 1,2 milioni di tonnellate, un terzo in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E il Ghana Cocoa Board ha tagliato le stime per la stagione in corso da 850.000 a 650-700.000 tonnellate, ai minimi dal 2010.

Boom del cacao

Offerta di cacao in calo in Africa

Insieme, i due paesi contribuiscono a quasi la metà della produzione mondiale. Sono diversi i fattori del calo dell’offerta di cacao. Alcuni hanno un carattere strutturale, altri più contingente. Le ultime piantagioni risalgono agli inizi del Duemila e iniziano a fruttare sempre meno. L’uso di fertilizzanti e pesticidi è scarso, a causa delle limitate disponibilità finanziarie degli agricoltori locali. Inoltre, la siccità prima e un’ondata di maltempo alla fine del 2023 hanno ridotto considerevolmente i raccolti.

Arriva la norma UE anti-deforestazione

Come se tutto ciò non bastasse, l’Unione Europea ha approvato l’EU Deforestation Regulation (EUDR). A partire dal prossimo 30 dicembre, imporrà ai colossi alimentari del continente come Cargill, Ferrero, Nestlè e Mars di tracciare la provenienza del cacao dai campi fino agli scaffali. Dovranno così dimostrare che i raccolti non stiano contribuendo alla deforestazione nei paesi di origine. Una norma dalle buone intenzioni, ma che rischia di fare schizzare ulteriormente il prezzo del cioccolato sin da subito. Infatti, poiché il raccolto precede di diversi mesi la vendita al consumatore, praticamente le società dovranno attivarsi nell’immediato per gestire le procedure di tracciamento.

Queste sono considerate non soltanto molto costose, ma persino non del tutto efficaci.

Ad esempio, in Costa d’Avorio gli agricoltori sono soliti trasportare i carichi dai campi fino a magazzini centralizzati per almeno una trentina di produttori e da lì si dirigono verso società cooperative regionali di anche 2.000 produttori. E con queste entità che, in genere, i colossi alimentari europei trattano. Già oggi, comunque, essi sono dotati di policy per evitare di acquistare cacao di provenienza dubbia. Ferrero non prevede gli acquisti indiretti, tanto per fare un esempio.

I produttori di cioccolato chiedono flessibilità

Il problema è che la Costa d’Avorio, che da sola produce oltre un terzo del cacao nel mondo, coltiva i chicchi per il 30% in aree protette. Con l’entrata in vigore dell’EUDR, le società che dovessero importare cacao senza tracciamento o coltivato in aree protette, non potranno venderlo sul mercato dell’Unione Europea, i loro carichi saranno sequestrati e saranno soggette a sanzioni. Ma queste restrizioni verosimilmente ridurranno l’offerta di cioccolato sugli scaffali, portando a un’ulteriore impennata dei prezzi. I diretti interessati parlano di un periodo di transizione di 1-2 anni e chiedono l’ammorbidimento delle norme per adeguarle alla realtà.

Il cacao è da tempo al centro di attenzioni e critiche per via non solo del loro contributo alla deforestazione, ma anche delle scarse condizioni contrattuali che gli agricoltori africano riescono a spuntare. In media, appena il 5% del prezzo finale va nelle loro tasche, qualcosa come 1,20 dollari al giorno. Una miseria che contrasta con la crescita di un’industria sempre più ricca in Europa, dove il relativo valore di mercato supera ormai i 40 miliardi di euro.

Cioccolato amaro per i consumatori europei

D’altra parte, la lotta alla deforestazione è considerata una priorità dagli accordi internazionali, tra cui per combattere i cambiamenti climatici. Il problema risiede nelle soluzioni di lungo periodo che servono per contrastare il fenomeno.

Nuove piantagioni, l’adozione di fertilizzanti e pesticidi richiederanno anni prima di essere implementate ed esitare i primi frutti. L’EUDR può certamente acuire la pressione sugli agricoltori, ma fintantoché non avranno alternative praticabili alla deforestazione, l’unico risultato che Bruxelles otterrà, sarà di vedere ridotta l’offerta di cacao. E il cioccolato rischia di diventare più amaro, indipendentemente dai palati di ciascuno.

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