Le elezioni politiche in Portogallo hanno esitato la vittoria del Partito Socialista del premier Antonio Costa con il 36,7% e 95 su 230 seggi, anche se per continuare a governare questi dovrà riproporre un’alleanza a sinistra con i comunisti (6,3% e 9 seggi) e Blocco di Sinistra (9,6% e 16 seggi) e forse anche gli ambientalisti di Pan (3,3% e 2 seggi). Niente da fare per il Partito Social-Democratico di centro-destra, che si è fermato al 28,1% e 70 seggi, mentre il Partito Popolare, anch’esso di destra, ha raccolto il 4,2% e 4 seggi.
Il Portogallo va ad elezioni e la sinistra è più forte che mai, adesso non è più un PIG
Era il 2011, quando i socialisti al governo capitolarono, ricorrendo a un prestito internazionale della Troika (UE, BCE e FMI) da 78 miliardi di euro. Il paese sprofondò nella crisi e mezzo milione di residenti, specie giovani, espatriò e un destino simile a quello terribile di Atene sembrò attendere Lisbona. Invece, le riforme veloci ed efficaci del governo diedero i loro frutti in un clima di stabilità politica molto forte, anche se nell’ottobre del 2015 le elezioni registrarono un testa a testa senza vincitori tra le due coalizioni politiche principali.
Il miracolo portoghese oggi poggia le sue fondamenta sul rilancio del turismo, che ha consentito alle esportazioni nazionali di impennarsi dal 27% al 43% del pil e di accelerare i tassi di crescita dell’economia, a beneficio dei conti pubblici, che quest’anno dovrebbero sfiorare il pareggio di bilancio, nonché dell’occupazione, con i senza lavoro di poco superiori al 6%. E tutto questo è stato reso possibile grazie proprio agli anni del centro-destra al governo sotto il monitoraggio della Troika, quando ad essere liberalizzato fu, in particolare, il mercato immobiliare.
Il modello Airbnb
Le leggi dal 2012 hanno consentito ai proprietari di case di aumentare il canone d’affitto e di sfrattare più facilmente gli inquilini morosi. Al tempo stesso, è stato introdotto il cosiddetto “modello Airbnb”, consentendo ai proprietari di riscuotere fino a 3.000 euro al mese dall’affitto delle case ai turisti, 10 volte quanto mediamente percepito con l’affitto ordinario ad altri portoghesi. Grazie a queste norme, Lisbona ha registrato in 10 anni il +3.000% per gli affitti ai turisti e se prima della crisi un immobile su tre nella capitale era sfitto o in stato di abbandono, adesso la situazione è completamente diversa, perché grazie al boom del turismo è diventato conveniente ristrutturare e affittare.
Certo, i residenti incontrano molte difficoltà a trovare un immobile da prendere in affitto a prezzi abbordabili, come accade in tutte le realtà turistiche, ma per contro possono confidare in un rilancio dell’economia insperato. Altre misure hanno incoraggiato questo mercato, come l’esenzione dalle tasse ai pensionati esteri per 10 anni e la cittadinanza agli stranieri che investano almeno 500.000 euro in immobili. Non è tutto ora quello che luccica, se è vero che l’anno scorso circa la metà degli straordinari ai lavoratori risultava non pagato e che i due terzi dei giovani lavorano con contratti a termine, mentre i salari non crescono e restano sotto i livelli pre-crisi, pur stimolando così la competitività e le esportazioni.
L’astensione alle elezioni di ieri è stata particolarmente alta, intorno al 45% degli aventi diritto, segno che una fetta non minoritaria dei portoghesi non si sentirebbe rappresentata da alcun partito. Da qui, forse, l’opposizione potrà ripartire per lanciare un messaggio più allettante, a fronte di una sinistra che è stata capace di fare blocco contro l’austerità fiscale della UE a parole, ma che nei fatti ha proseguito la strada del risanamento fiscale e delle misure liberali in economia, pur con alcune eccezioni, come nel caso dell’aumento delle pensioni minime e dei giorni di ferie all’anno per i dipendenti pubblici.