In Corea del Nord è allarme Covid e il cibo scarseggia più di prima

Contagi dilaganti in Corea del Nord, dove a pochi giorni dall'allarme Covid ufficiale la crisi pandemica ed economica s'intensifica
2 anni fa
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E' allarme Covid in Corea del Nord

Non appena il presidente americano Joe Biden ha lasciato l’Asia nella giornata di martedì, la Corea del Nord ha lanciato tre missili balistici. L’ennesima provocazione di un regime sguaiato e privo del senso della realtà. Già, perché il dittatore Kim Jong-Un ne avrebbe di problemi seri di cui occuparsi. Il 12 maggio scorso sorprese il mondo intero quando annunciò ufficialmente in televisione la presenza del Covid sul territorio nordcoreano. Fino a quel giorno, Pyongyang aveva sempre negato anche un solo contagio tra la popolazione, sebbene nessuno vi avesse creduto all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Ma in pochi giorni è scattato l’allarme Covid vero e proprio. Domenica scorsa, cioè dopo appena dieci giorni dall’annuncio, risultavano contagiati ben 2,65 milioni di persone, oltre il 10% dell’intera popolazione di 25 milioni di abitanti. Il giorno seguente, i nuovi contagi erano stati ben 220.000, quasi l’1% della popolazione. In pratica, i nordcoreani si stanno infettando al ritmo di 1 su 100 al giorno. Sarebbe come se in Italia i contagi fossero all’incirca 600.000 al giorno.

Allarme Covid, popolazione debilitata

Nel tentativo di scampare alla pandemia, agli inizi del 2020 la Corea del Nord chiuse le frontiere con la Cina, impedendo anche quel poco di commercio che il paese intratteneva con il suo unico partner. Ne derivò una grave crisi economica e carenza diffusa di cibo. La situazione sembra essere peggiorata nelle ultime settimane, dato che il regime di Kim Jong-Un ha dovuto provvedere a un nuovo giro di vite contro il contrabbando e adesso anche per impedire che le persone in quarantena escano di casa.

Stando alle comunicazioni ufficiali, già domenica 2 milioni di contagiati risultavano essere “guariti”. Ma il termine appare molto ambiguo in Corea del Nord, dove sono sufficienti 7 giorni di quarantena a casa o 7/10 in un centro apposito per essere definiti tali. Per quanto ad essersi diffusa sia stata la meno grave variante Omicron, qui i rischi per la popolazione sono serissimi.

Nessuno è stato vaccinato e i nordcoreani sono perlopiù malnutriti e debilitati fisicamente. Per non parlare di una delle peggiori sanità al mondo. In pratica, gli ospedali sono inutili, sporchi e privi di medicine e apparecchiature mediche. Del resto, parliamo di un paese dove si stima che fino al 38% del PIL sia dedicato alle spese militari.

In quarantena senza cibo

A casa i contagiati in quarantena sono lasciati senza cibo. Nei centri in cui risultano curati, viene consegnata loro una porzione di riso con mais o patate. E questo è il trattamento migliore, riservato agli abitanti di Pyongyang. Nel resto del paese, lo stato non offre proprio nulla di nulla. Molti infetti sono costretti a fuggire dalla quarantena per recarsi nei campi a raccogliere qualcosa per mangiare o fare la spesa al mercato. Una situazione disperata di un paese già disperato senza pandemia. Ciononostante, Kim Jong-Un non avrebbe alcuna intenzione di accettare gli aiuti internazionali offertigli da OMS, Corea del Sud e USA. Forse, aprirà solo a qualche sostegno dalla Cina, i cui medici sarebbero già in contatto con le autorità locali per offrire il loro aiuto. Nel frattempo, la fame dilaga. E il regime lancia missili per minacciare militarmente il resto del mondo.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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